Così i migranti salvati dalla Vos Triton sono stati consegnati agli aguzzini libici: la denuncia di Oim e Unhcr
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Così i migranti salvati dalla Vos Triton sono stati consegnati agli aguzzini libici: la denuncia di Oim e Unhcr

La “Vos Triton” aveva soccorso i migranti e rifugiati in acque internazionali ma la Guardia Costiera libica li ha riportati nel porto di Tripoli, dove sono stati mandati in detenzione dalle autorità locali.

La nave “Vos Triton”, battente bandiera di Gibilterra
La nave “Vos Triton”, battente bandiera di Gibilterra
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

17 Giugno 2021 - 16.15


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Consegnati ai loro aguzzini. Aguzzini in uniforme: quella della cosiddetta Guardia costiera libica. L’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni,) e l’Unhcr, Agenzia Onu per i Rifugiati, confermano che oltre 270 migranti e rifugiati sono stati consegnati alla Guardia Costiera libica dalla nave “Vos Triton”, battente bandiera di Gibilterra.
La “Vos Triton” aveva soccorso i migranti e rifugiati in acque internazionali lo scorso lunedì, 14 giugno. Il 15 giugno la Guardia Costiera libica li ha riportati indietro nel porto di Tripoli, dove sono stati mandati in detenzione dalle autorità locali.
In un comunicato congiunto, “Oim e Unhcr ribadiscono che nessuno dovrebbe essere riportato in Libia dopo essere stato salvato in mare. Secondo il Diritto Marittimo internazionale, le persone salvate devono essere fatte sbarcare in un porto sicuro.
Il personale dell’Oim e dell’Unhcr è presente in Libia per fornire assistenza umanitaria salvavita. Tuttavia, le due organizzazioni ribadiscono che mancano le condizioni di base per garantire la sicurezza e la protezione dei migranti e dei rifugiati soccorsi dopo lo sbarco; pertanto, la Libia non può essere considerata un porto sicuro. In assenza di meccanismi di sbarco prevedibili, chi opera soccorsi in mare non dovrebbe essere obbligato a riportare rifugiati e migranti in luoghi non sicuri. 

Tredicimila respinti nell’inferno libico

La Guardia costiera libica ha riportato più di 13.000 persone in Libia quest’anno, un numero che ha già superato il totale di tutti i migranti e rifugiati intercettati in mare e riportati indietro nel corso dell’intero 2020. Altre centinaia di persone sono morte in mare.
Le continue partenze dalla Libia evidenziano come sia necessario istituire un meccanismo prevedibile di sbarco lungo la rotta del Mediterraneo centrale, con effetto immediato e nel pieno rispetto dei principi e degli standard internazionali sui diritti umani.
I migranti e i rifugiati riportati in Libia spesso si ritrovano in condizioni inumane e possono essere esposti ad abusi ed estorsioni. Altri scompaiono e sono irreperibili e si teme che alcuni possano essere stati incanalati in reti di traffico di esseri umani.
Le organizzazioni chiedono anche la fine della detenzione arbitraria in Libia, attraverso l’istituzione di un processo di revisione giudiziaria, e sostengono la necessità di trovare alternative alla detenzione e di rimettere immediatamente in libertà i più vulnerabili”.

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Il j’accuse di Casarini

“Per valutare la natura di un governo è doveroso stare ai fatti. Questo governo, per quanto riguarda le politiche sulle migrazioni e sul diritto di asilo, sta facendo nei fatti molto peggio del peggior Salvini”. E’ l’atto d’accusa di Luca Casarini, capomissione di Mediterranea Saving Humans, che boccia senza mezzi termini l’operato dell’esecutivo Draghi. “Non c’è nessuna invasione come sta dicendo in queste ore la destra – dice all’Adnkronos -, ma una scelta consapevole di questo governo di concentrarsi sui respingimenti, invece che sulla sicurezza in mare, sui canali sicuri per i profughi e sull’organizzare una accoglienza umana, razionale ed efficace”.

Casarini ricorda quanto accaduto nel Mediterraneo centrale negli ultimi giorni. “Abbiamo assistito a un crimine contro l’umanità, operato sotto gli occhi delle autorità italiane ed europee – accusa -: 120 persone, tra cui c’erano bambini siriani in fuga dagli orrori della guerra e della Libia, sono state catturate e deportate nei centri di detenzione libici. Il respingimento, avvenuto con la complicità di una nave mercantile la Vos Triton, la cui compagnia ha sede a Genova – precisa il capomissione di Mediterranea -, è avvenuto nonostante le autorità italiane sapessero tutto da ore prima, e questa violazione della Convenzione di Amburgo e di Ginevra si è compiuta sotto i loro occhi. Sono contenti ora l’ammiraglio Pettorino, il ministro Giovannini e la ministra Lamorgese, che quei bambini sono di nuovo rinchiusi in un campo di concentramento libico? E’ soddisfatto il premier Draghi dell’operato della ‘sua’ guardia costiera libica, che tanto costa alle finanze pubbliche italiane?” Per Casarini “questo governo non ha cambiato affatto approccio sulle migrazioni e sul diritto di asilo degli esseri umani rispetto ai governi precedenti. Anzi. Il fatto che tutte le navi del soccorso civile siano bloccate continuamente e in maniera pretestuosa, che continuino i respingimenti illegali da parte delle milizie libiche di fatto coordinate da Italia, Malta e Frontex, che a Lampedusa non si organizzino trasferimenti immediati, che ancora continui la vergogna, peraltro costosissima, delle navi quarantena, la dice lunga sulla vera natura del ‘governo dei migliori’. Ma migliori di chi?”, conclude Casarini.

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“L’aereo di SeaWatch SeaBird ha documentato un altro respingimento illegale. Soccorse da Vos Triton le persone salvate sono state consegnate alla cosiddetta guardia costiera libica. Una prassi, in violazione del diritto internazionale, di cui dovremmo vergognarci”, commenta il deputato di LeU Erasmo Palazzotto.

Quei morti sulla coscienza dell’Europa

“La vera tragedia è che gran parte della sofferenza e delle morti lungo la rotta del Mediterraneo centrale si possono prevenire”, ha denunciato recentemente l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet commentando un rapporto dell’Agenzia sull’argomento intitolato Letale disprezzo e reso noto a Ginevra. Bachelet invita il governo libico e l’Ue a “riformare con urgenza le loro attuali politiche e pratiche di ricerca e salvataggio nel Mar Mediterraneo centrale che troppo spesso privano i migranti delle loro vite, della dignità e dei diritti umani fondamentali”, si legge in un comunicato.

L’Onu chiede all’Ue di garantire che tutti gli accordi o misure di cooperazione sulla governance della migrazione con la Libia siano coerenti con il diritto internazionale. “La risposta non può essere semplicemente impedire le partenze dalla Libia o rendere i viaggi più disperati e pericolosi”, afferma Bachelet.

“Fin quando non ci saranno sufficienti canali di migrazione sicuri, accessibili e regolari, le persone continueranno a tentare di attraversare il Mediterraneo centrale, indipendentemente dai pericoli o dalle conseguenze”, ha aggiunto. “Esorto gli Stati membri dell’Ue a mostrare solidarietà per garantire che i paesi in prima linea, come Malta e l’Italia, non siano lasciati soli ad assumersi una responsabilità sproporzionata”. Nonostante un calo significativo del numero complessivo di migranti arrivati in Europa attraverso il Mediterraneo centrale negli ultimi anni, centinaia di persone continuano a morire, con almeno 632 decessi dall’inizio dell’anno, ricordano le Nazioni Unite. Secondo il rapporto, prove suggeriscono che la mancanza di protezione dei diritti umani per i migranti in mare “non è una tragica anomalia, ma piuttosto una conseguenza di decisioni politiche e pratiche concrete da parte delle autorità libiche, degli Stati membri dell’Unione europea e delle istituzioni, e altri attori” che insieme creano un ambiente “ in cui la dignità e i diritti umani dei migranti risultano a rischio”. 

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 Il rapporto, che copre il periodo gennaio 2019 – dicembre 2020, rileva con preoccupazione che l’Ue e i suoi Stati membri hanno ridotto in modo significativo le operazioni di ricerca e soccorso marittimo, mentre alle Ong umanitarie sono ostacolate nelle operazioni di salvataggio. Inoltre, le navi mercantili private evitano sempre più di andare in aiuto dei migranti. “Ogni anno persone affogano perché gli aiuti arrivano troppo tardi o non arrivano mai” deplora l’Onu. Coloro che vengono soccorsi sono talvolta costretti ad aspettare giorni o settimane prima di essere sbarcati in sicurezza e l’attesa risulta prolungata dalle quarantene sanitarie a causa della pandemia. Oppure, sempre più spesso, vengono ricondotti in Libia, “che non è un porto sicuro “, ribadisce l’Alto Commissario. Nel 2020, almeno 10.352 migranti sono stati intercettati dalla Guardia costiera libica in mare e ricondotti in Libia, rispetto ad almeno 8.403 nel 2019, precisa l’Onu.

Ricondotti nell’inferno libico.

 

 

 

 

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