Caso Saman: fatwa dei musulmani italiani contro i matrimoni combinati

In un comunicato l’Ucoii respinge con forza questo tipo di concezione della condizione femminile e in generale della vita delle persone.

Saman Abbas
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2 Giugno 2021 - 17.33


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I matrimoni combinati con la religione c’entrano poco. Si tratta, in quell’area, di una eredità indiana sulla società suddivisa in caste che sia è diffusa anche nei paesi vicini come Pakistan e Bangla Desh.

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Nella vicenda di Saman Abbas, la 18enne d’origine pachistana scomparsa da Novellara, nella Bassa Reggiana, dopo aver denunciato i genitori che volevano imporle un matrimonio combinato, entra in scena, l’Ucoii, l’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia. 

Lo fa con un gesto dalla forte carica e dalla valenza non solo simbolica: “In concerto con l’Associazione Islamica degli Imam e delle Guide Religiose”, scandisce sul proprio sito, sarà emessa “una fatwa contro i matrimoni combinati forzati e l’altrettanto tribale usanza dell’infibulazione femminile”.

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Lo fa – mentre non si fermano le ricerche del presunto cadavere occultato con le forze dell’ordine supportate dai cani molecolari a setacciare serre e canali delle terre agricole – per stigmatizzare “comportamenti che non possono trovare alcuna giustificazione religiosa, quindi assolutamente da condannare, e ancor di più da prevenire”.

Il caso della giovane pakistana “ci ha sin dall’inizio amareggiati e preoccupati – sottolinea l’Ucoii -: il presidente Yassine Lafram, ha sin da subito seguito i primi lanci di agenzia per conoscere e aggiornarsi su quanto accade alla nostra sorella Saman. Fortunatamente sono episodi che non hanno, per quanto a nostra conoscenza, un’estensione e una frequenza importanti ma sappiamo che all’interno di alcune comunità etniche persistono ancora situazioni e comportamenti lesivi dei diritti delle persone: l’Ucoii respinge con forza questo tipo di concezione della condizione femminile e in generale della vita delle persone”. Parole nette, come netto è il rigetto, da parte dell’Ucoii di “qualsiasi speculazione politica di questa triste vicenda che mira ad infangare l’intera comunità islamica italiana”.

E se chiaro è il percorso tracciato dall’Unione delle Comunità Islamiche italiane, più nebuloso è il quadro che si dipana intorno alla scomparsa della giovane. Una possibile svolta potrebbe venire da due interrogatori: uno, atteso in Francia, con protagonista Ikram Ijaz, cugino di Saman arrestato domenica a Nimes mentre stava tentando di raggiungere senza documenti alcuni parenti in Spagna e uno, considerato di estrema rilevanza tanto da assumere la forma dell’incidente probatorio, con protagonista un minorenne, appartenente alla comunità pachistana reggiana che sarebbe informato sui presunti fatti e potrebbe fornire elementi importanti.

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La posizione del giovane è attualmente è al vaglio della procura dei minori di Bologna e la sua sarebbe una testimonianza chiave: avrebbe infatti riferito che Saman è stata uccisa per avere rifiutato il matrimonio combinato dai genitori, denunciati da lei stessa nell’ottobre scorso quando ancora minorenne. Madre e padre sono indagati per il presunto omicidio assieme a uno zio e a due cugini. Le parole del minorenne che sarà sottoposto a incidente probatorio unite al video del 29 aprile scorso estrapolato dalle telecamere di videosorveglianza nei pressi dell’abitazione della famiglia Abbas, hanno rafforzato l’ipotesi secondo la quale la giovane sarebbe stata ammazzata e il suo cadavere occultato.

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