"Letale disprezzo" per i migranti morti in mare: il j'accuse dell'Onu all'Europa

L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet ha invitato il governo libico e l'Ue a "riformare le loro attuali politiche e pratiche di ricerca e salvataggio nel Mar Mediterraneo"

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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

26 Maggio 2021 - 15.59


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Un titolo che è un ‘j’accuse possente nei confronti dell’Europa: Letale disprezzo

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“La vera tragedia è che gran parte della sofferenza e delle morti lungo la rotta del Mediterraneo centrale si possono prevenire”, ha denunciato oggi l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet commentando un rapporto dell’Agenzia sull’argomento intitolato ‘Letale disprezzo’ e reso noto a Ginevra. 

Bachelet invita il governo libico e l’Ue a “riformare con urgenza le loro attuali politiche e pratiche di ricerca e salvataggio nel Mar Mediterraneo centrale che troppo spesso privano i migranti delle loro vite, della dignità e dei diritti umani fondamentali”, si legge in un comunicato.

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Letale disprezzo

L’Onu chiede all’Ue di garantire che tutti gli accordi o misure di cooperazione sulla governance della migrazione con la Libia siano coerenti con il diritto internazionale. “La risposta non può essere semplicemente impedire le partenze dalla Libia o rendere i viaggi più disperati e pericolosi”, afferma Bachelet. “Fin quando non ci saranno sufficienti canali di migrazione sicuri, accessibili e regolari, le persone continueranno a tentare di attraversare il Mediterraneo centrale, indipendentemente dai pericoli o dalle conseguenze”, ha aggiunto. “Esorto gli Stati membri dell’Ue a mostrare solidarietà per garantire che i paesi in prima linea, come Malta e l’Italia, non siano lasciati soli ad assumersi una responsabilità sproporzionata”. Nonostante un calo significativo del numero complessivo di migranti arrivati in Europa attraverso il Mediterraneo centrale negli ultimi anni, centinaia di persone continuano a morire, con almeno 632 decessi dall’inizio dell’anno, ricordano le Nazioni Unite. Secondo il rapporto, prove suggeriscono che la mancanza di protezione dei diritti umani per i migranti in mare “non è una tragica anomalia, ma piuttosto una conseguenza di decisioni politiche e pratiche concrete da parte delle autorità libiche, degli Stati membri dell’Unione europea e delle istituzioni e altri attori”  che insieme creano un ambiente “ in cui la dignità e i diritti umani dei migranti risultano a rischio”.

 Il rapporto, che copre il periodo gennaio 2019 – dicembre 2020, rileva con preoccupazione che l’Ue e i suoi Stati membri hanno ridotto in modo significativo le operazioni di ricerca e soccorso marittimo, mentre alle Ong umanitarie sono ostacolate nelle operazioni di salvataggio. Inoltre, le navi mercantili private evitano sempre più di andare in aiuto dei migranti. “Ogni anno persone affogano perché gli aiuti arrivano troppo tardi o non arrivano mai’, deplora l’Onu. Coloro che vengono soccorsi sono talvolta costretti ad aspettare giorni o settimane prima di essere sbarcati in sicurezza e l’attesa risulta prolungata dalle quarantene sanitarie a causa della pandemia. Oppure, sempre più spesso, vengono ricondotti in Libia, “che non è un porto sicuro “, ribadisce l’Alto Commissario.

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 Nel 2020, almeno 10.352 migranti sono stati intercettati dalla Guardia costiera libica in mare e ricondotti in Libia, rispetto ad almeno 8.403 nel 2019, precisa l’Onu. 

Respingimenti e naufragi. 

È quanto è accaduto nel Mediterraneo centrale nel mese di Aprile nella dettaglia analisi, pubblicata da Vita, di Eleana Elefante del team Advocacy & Communication di Mediterranea che costantemente monitora i flussi migratori del Mediterraneo Centrale.

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“Il primo dato da evidenziare è quello sui respingimenti operati dalla cosiddetta Guardia Costiera libica che raggiungono le 6.175 persone al 24 di Aprile a fronte di almeno 357 persone sparite nelle acque del Mediterraneo centrale o in qualche lager in Libia (138 sicuramente deceduti e 219 scomparsi). A questi si aggiungono le vittime del recente annunciato naufragio del 22 aprile e dei molteplici respingimenti avvenuti negli ultimi giorni del mese.

Secondo i dati emessi dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza e dall’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (IOM), aggiornati al 30/04/2021, da inizio anno sono 9.013 le persone approdate sulle nostre coste contro le 3.451 del 2020. Nel solo mese di aprile, 1.585 persone contro le 671 del precedente anno. Dalle identificazioni effettuate si evince che, il maggior numero dei migranti arrivati in Italia sono, appunto, cittadini provenienti dalla Tunisia con 1.385 persone, a cui fanno seguito cittadini della Costa d’Avorio con 1.207 persone e del Bangladesh con 939 persone. In crescita anche il numero dei minori non accompagnati che, da inizio anno sfiorano le 1.232 unità. 

Le Flotte Civili, testimoni scomodi degli orrori del Mediterraneo, in una lettera congiunta al Presidente Mario Draghi, chiedono un incontro per discutere modalità di intervento e cooperazione nella ricerca e soccorso in mare. 

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E dunque, a fronte di oltre 20.000 uomini, donne e bambini morti o scomparsi nel Mediterraneo centrale dal 2014 e 46 milioni di euro allocati dal 2017 dalla Commissione Europea e dall’Italia per l’esternalizzazione dei confini, nessun miglioramento appare ancora chiaro all’orizzonte. Come si può ancora pensare di delegare, formare e finanziare crimini di tale portata se questi sono i risultati? ‘Aiutiamoli a casa loro’ è il motto di coloro che non sanno, che non guardano, che non si immedesimano mai nelle vite degli altri. E’ il motto brutale ed egoista di chi, colpevole di disumana indifferenza, è complice di questa vergogna. La rotta del Mediterraneo centrale si riconferma come la più letale al mondo. Salvare vite, ovunque esse siano, è sì un dovere giuridico ma, è soprattutto un dovere morale”, conclude Eleana Elefante.

Un dovere che l’Italia e l’Europa continuano a evadere. 

Così Amnesty International in una petizione dello scorso anno. “Tortura, detenzione, sfruttamento e violenze sessuali rappresentano l’orrore quotidiano per tanti rifugiati e migranti in Libia. Invece che mettere fine a questi abusi, l’Europa sta aiutando la Libia a proseguire nelle violazioni.

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Fornendo alla Guardia costiera libica formazione e imbarcazioni per trasportare i migranti indietro nel paese, i leader europei contribuiscono a sofferenze inenarrabili.

Rifiutando le persone traumatizzate ed esauste di attraccare nei loro porti, l’Europa mette a rischio la vita delle persone.

Le soluzioni esistono e cambiare questo sistema non è impossibile.

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Amnesty International ha chiesto ai leader europei la formulazione di un serio piano riguardante gli sbarchi, la riforma del sistema di Dublino e percorsi sicuri e legali che forniscano alternative alle persone che s’imbarcano in viaggi pericolosi”.

Questa petizione è stata sottoscritta da decine di migliaia di persone. Un anno dopo, queste richieste restano inevase. 

Letale disprezzo. La vergogna dell’Europa. 

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