Fratoianni: "Violenze in Palestina frutto dell'occupazione e della destra israeliana"
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Fratoianni: "Violenze in Palestina frutto dell'occupazione e della destra israeliana"

Il segretario di Sinistra Italiana: "Siamo di fronte ad uno degli eserciti più potenti al mondo, che utilizza le sue armi contro un popolo senza Stato e diritti e costretto in una condizione di grave difficoltà economica e sociale"

Nicola Fratoianni
Nicola Fratoianni
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16 Maggio 2021 - 11.00


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In un’intervista a iNews24.it il portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni si è espresso sul confitto di Gaza tra Israeliani e Palestinesi.
“Il mio è il giudizio di chi pensa che, quello che sta accadendo in Israele e in Palestina, altro non è che il frutto di una stagione durata fin troppo a lungo; mi riferisco alla stagione dell’occupazione militare che, nei fatti, opprime i diritti del popolo palestinese e che oggi e’ anche lo specchio di una drammatica guerra asimmetrica”.
Ha poi proseguito: “Non siamo di fronte ad un conflitto tra pari, il che non significa che non sia necessario chiedere un immediato cessate il fuoco da tutte le parti, o che non sia urgente battersi perchè finiscano le violenze, ma dentro questo quadro, il dato che non può essere dimenticato è quello dello squilibrio senza fine che da decenni ormai caratterizza quella terra martoriata cosi’ come il suo presente. Siamo di fronte ad uno degli eserciti più potenti ed addestrati al mondo, che utilizza le sue armi contro un popolo senza Stato, senza diritti e che da troppo tempo è costretto in una condizione di grave difficoltà economica e sociale”.
Sulla necessità di un coinvolgimento della comunita’ internazionale, Fratoianni ha risposto: “Credo sia urgente un’iniziativa internazionale che sia in grado, qui e ora, di ottenere il cessate il fuoco, ma, e questo è il punto decisivo, che sappia anche porre finalmente rimedio ad una vicenda che, altrimenti, rischia ciclicamente e inesorabilmente di riprodurre il suo circuito di morte, violenza e disperazione”.
Sul principio spesso enunciato dei “due popoli- due stati”, Fratoianni ha poi dichiarato: “È uno slogan che rischia di svuotarsi, eppure resta il terreno decisivo per dare soluzione ad una vicenda che invece viene sistematicamente ignorata e violata da molto tempo. La politica della destra radicale israeliana, anche quella di governo, e’ costruita ormai da decenni sulla progressiva estensione degli insediamenti e dunque sulla sottrazione di territorio ai palestinesi, tentando di espellerli da Gerusalemme, che pure dovrebbe essere capitale di due stati, ma che invece viene gestita dalle autorità come fosse la capitale esclusiva dello stato israeliano. Anche l’atteggiamento di tanti Capi di Stato stranieri non ha aiutato, basti pensare alla scelta di Trump di spostare l’ambasciata Usa da Tel-Aviv a Gerusalemme”.
Sulla presa di posizione del Pd, che dopo aver manifestato la solidarietà ad Israele, ha dovuto poi con Letta correggere il tiro, denunciando l’eccesivo uso della forza da parte di Tel-Aviv, Fratoianni ha successivamente commentato:
“Bene che ci sia stata una correzione, seppur tardiva. Male invece la prima scelta, perché nessuno può o deve neanche lontanamente immaginare che il diritto all’esistenza e alla sicurezza di Israele possa essere messo in discussione; tuttavia questa consapevolezza e determinazione non può in alcun modo mettere in discussione le ragioni del popolo palestinese e la sua condizione di fragilita’ e sfruttamento. Dico questo anche perche’ l’interesse di chi vuole uno stato di Israele sicuro, è esattamente l’opposto di ciò che vuole la destra israeliana, come ha dimostrato ancora una volta in questi giorni”.
Sulle responsabilità di Netanyahu e della destra israeliana, Fratoianni ha poi dichiarato: “Netanyahu nel momento di maggior crisi politica per il suo governo, utilizza l’arma della violenza e dell’aggressione come uno strumento per legittimarsi anche sul piano politico interno. La verità è che è proprio la destra israeliana che in questi decenni ha lavorato con più efficacia contro l’esperienza del laicismo palestinese, dando forza alle organizzazioni integraliste, e questo è un circolo vizioso che si ripete ormai da tempo e la cui vittima principale ancora una volta sono i civili”.

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