Il dolore dell'ambasciatrice palestinese: "Solidarietà solo a Israele senza un cenno alla loro repressione"

Abeer Odeh: "C'è una pulizia etnica che Tel Aviv porta avanti a Gerusalemme Est Occupata oltre al boicottaggio delle elezioni palestinesi" 

Abeer Odeh, ambasciatrice palestinese a Roma
Abeer Odeh, ambasciatrice palestinese a Roma
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13 Maggio 2021 - 15.44


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Il bilancio degli scontri di questi ultimi giorni è a dir poco drammatico. La ‘guerra a bassa intensità’ sta mietendo molte vittime e sta costando troppo ai palestinesi: per 10 vittime palestinesi una israeliana.
La pulizia etnica a Gerusalemme est, le forzature unilaterali di Netanyahu, gli insediamenti nei territori occupati. Le provocazioni e nessuna speranza. Per i palestinesi solo umiliazioni. 
Eppure?
“Intristisce vedere diversi leader politici italiani mostrare la propria solidarietà a Israele senza spendere una parola sulle sue responsabilità per quello che sta accadendo in questi giorni in quell’area”.
Lo ha detto l’ambasciatrice palestinese a Roma, Abeer Odeh, secondo la quale “chiunque abbia letto i giornali nelle ultime settimane sa che la miccia è stata accesa dalla repressione israeliana durante le celebrazioni del Ramadan”.
L’ambasciatrice parla di una “pulizia etnica che Tel Aviv porta avanti a Gerusalemme Est Occupata”, di “boicottaggio delle elezioni palestinesi, derivante dalla proibizione di far votare i cittadini di questa città, la legittima capitale dello Stato di Palestina, dove la violenza e le provocazioni delle forze di occupazione e dei coloni hanno raggiunto livelli mai visti, fino a profanare i luoghi sacri”.
“Per non parlare – prosegue nella dichiarazione diffusa dalla rappresentanza diplomatica – del silenzio davanti alle continue violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale accertate ripetutamente dall’Onu, e dell’inerte indifferenza di fronte all’occupazione e alle sue conseguenze: l’espandersi delle colonie illegali, la demolizioni delle case palestinesi, le detenzioni arbitrarie, le uccisioni ingiustificate, le condizioni di vita miserabili alle quali sono condannati i palestinesi, l’apartheid, l’impossibilità di avere un proprio tato. Insomma, ci saremmo aspettati di vedere questi leader in piazza per chiedere la fine dell’occupazione, non per sostenere un’occupazione illegale”. 
Secondo l’ambasciatrice, “manca poi qualsiasi apprezzamento per lo sforzo della leadership palestinese di resistere a tutto questo in modo pacifico”.
Nella dichiarazione viene sottolineato il bilancio dei “palestinesi uccisi dagli ultimi bombardamenti israeliani su Gaza” e denunciata “un’aggressione militare che traumatizza ulteriormente una popolazione già bersagliata, fatta di due milioni di persone che vivono da 14 anni sotto assedio, separati dal resto del mondo e vulnerabili alla macchina da guerra della potenza occupante, senza la protezione internazionale di cui hanno disperato bisogno e che il diritto internazionale umanitario conferisce loro”.
“Appare evidente come non possa esserci alcuna giustificazione per simili attacchi indiscriminati contro una popolazione civile; eppure, nemmeno questo, per molti, merita un commento – ha affermato Odeh – Resta il fatto che non ci sarà mai pace senza giustizia e senza un deciso appoggio internazionale al popolo palestinese e alle sue legittime rivendicazioni. Se il sostegno internazionale non arriva, è comprensibile che un popolo oppresso provi ad esercitare il proprio diritto all’autodifesa. Ma la speranza è che questo aiuto arrivi. Per questo ringraziamo di cuore tutte le associazioni, i movimenti e le forze politiche italiane che, in controtendenza, hanno scelto di stare dalla parte giusta, mostrando a noi palestinesi, alle vittime anziché ai carnefici, una vicinanza davvero preziosa in un momento così drammatico”.

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