Dopo Lula anche Dilma Rousseff attacca Bolsonaro: "Nel Brasile un genocidio sul Covid"

L'ex presidente brasiliana durissima contro il fascista e nemico della scienza che sta al governo dopo i 12mila morti per Covid in tre giorni

Dilma Roussef e Lula
Dilma Roussef e Lula
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10 Aprile 2021 - 10.53


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Ieri sera al Tg2 Lula aveva definito “genocida” l’attuale presidente Bolsonaro per la sua politica anti-Covid inesistente e per questo disastrosa.

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Oggi Dilma Roussef, ex presidente deposta nel 2016, riprende queste parole, denunciando come l’attuale capo di stato Jair Bolsonaro persevera nella sua risposta “genocida” a una delle pandemie più mortali di sempre lasciando il Brasile in un “oceano di fame e malattia”.

La risposta perversa e “genocida” di Jair Bolsonaro a uno dei focolai di Covid più mortali al mondo ha lasciato il Brasile “alla deriva in un oceano di fame e malattie”: è durissimo l’attacco dell’ex presidente brasiliana Dilma Rousseff al suo successore.
In Brasile, il bilancio delle vittime di Covid ha raggiunto nuove devastanti vette, con oltre 12.000 morti negli ultimi tre giorni.
“Stiamo vivendo una situazione estremamente drammatica perché non abbiamo un governo, nessuna gestione della crisi – ha denunciato Roussef in un’intervista al Guardian, in cui parla di “catastrofe” – Assistiamo a 4.200 morti al giorno e tutto suggerisce che se non cambia nulla arriveremo a 5.000. Eppure, è in corso una normalizzazione assolutamente ripugnante di questa realtà. Come puoi normalizzare i 4.211 decessi registrati martedì?”
La prima presidente donna del Brasile, come un numero crescente di cittadini, crede che gran parte della colpa di tutto questo sia da attribuire all’attuale presidente, sondaggi d’opinione e proteste svelano una crescente rabbia nei confronti di Bolsonaro.
Per Roussef, il suo successore avrebbe sabotato tutti gli sforzi per contenere il virus. Il rifiuto di ordinare il lockdown e l’incapacità di offrire un adeguato sostegno economico ai poveri hanno contribuito a una tragedia di “proporzioni catastrofiche”. “Non sto dicendo che il Brasile non avrebbe subito morti – ha affermato l’ex presidente – Sto dicendo che parte del numero dei decessi è dovuto a decisioni politiche errate, che sono ancora in corso”.
Sul pericolo delle varianti, Roussef ha sottolineato “che sono altamente contagiose e hanno aumentato il numero di morti nei paesi limitrofi”, ricordando come i vicini sudamericani abbiano chiuso i loro confini per paura della più contagiosa variante P1 legata all’Amazzonia brasiliana.
Poi, incalzata sull’utilizzo del termine del genocidio, l’ex presidente ha rivendicato: “Uso quella parola. Ciò che caratterizza un atto di genocidio è avere un ruolo deliberato nella morte di una popolazione su vasta scala. Non è la parola che mi interessa, è il concetto. E il concetto è questo: responsabilità per morti che avrebbero potuto essere evitate”.

Secondo Rousseff il Brasile, dove il Covid ha causato quasi 12mila morti in tre giorni, sta attraversando forse la fase più dura della sua storia.

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Secondo l’ex presidente, Bolsonaro ha sabotato il contenimento del virus e gli sforzi per la vaccinazione e il rifiuto di imporre il lockdown e di fornire adeguate misure di sostegno hanno contribuito a una tragedia “di dimensioni catastrofiche”.

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