Aveva tolto il cibo a una famiglia di migranti: la Corte Ue condanna l'Ungheria per 'trattamento disumano'
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Aveva tolto il cibo a una famiglia di migranti: la Corte Ue condanna l'Ungheria per 'trattamento disumano'

La famiglia, composta da madre, padre e tre bambini, aveva fatto domanda d'asilo ed era stata posta in una zona di transito su un container di 13 metri quadrati e isolata da altri container

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2 Marzo 2021 - 16.06


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L’Ungheria è stata di nuovo condannata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo per violazione dei diritti umani, questa volta nei confronti di una famiglia di richiedenti asilo nel 2017, avendo privato il padre del cibo per 4 mesi. 
La famiglia, composta da madre, padre e tre bambini, aveva fatto domanda d’asilo ed era stata posta in una zona di transito su un container di 13 metri quadrati e isolata da altri container per alcuni casi positivi all’epatite B. Il padre, che aveva presentato la richiesta di asilo per la terza volta, “non aveva diritto ad avere le razioni di cibo dalle autorità” in base alla legge ungherese, ha scritto la Corte in una nota.
La Corte ha sottolineato che “non potendo lasciare la zona” dipendeva totalmente dalle autorità ungheresi” e “non ha avuto un accesso adeguato al cibo” e quindi si tratta di una violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo e “trattamento disumano e degradante”.
Tenendo poi conto “della giovane età dei bambini” (sette mesi, sei e sette anni) e dello stato di salute della madre, incinta, la Corte ha giudicato che anche il resto della famiglia è stata oggetto di trattamento disumano: mancanza di ventilazione, assenza di cure mediche e psichiatriche adeguate e la presenza di agenti di sesso maschile durante le visite ginecologiche tra le accuse mosse.
La maggioranza dei giudici ha anche condannato la violazione “del diritto alla libertà e alla sicurezza”, perché “non c’erano le basi legali definite” per la detenzione di questa famiglia e per i tempi di permanenza nella struttura. L’Ungheria dovrà pagare 4.500 euro a ciascun bambino e 6.500 euro a ognuno dei genitori “per danni morali”.

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