Gli Usa tornano nel nel Consiglio per i diritti umani dell'Onu lasciato da Trump nel 2018

Al momento gli Stati Uniti vogliono essere nuovamente coinvolti nel Consiglio in qualità di osservatori. il segretario di Stato americano Antony Blinken: "Va comunque riformato£

Il segretario di Stato americano Antony Blinken
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8 Febbraio 2021 - 15.31


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Un altro deciso cambio di passo dopo il ritorno negli accordi di Parigi sul clima e il ritorno nell’Organizzazione mondiale della Sanità.
Gli Stati Uniti hanno annunciato oggi la loro intenzione di “essere coinvolti” nuovamente nel Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, che l’amministrazione Trump aveva abbandonato nel 2018 accusandolo d’ipocrisia.


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Il segretario di Stato Blinken ha detto che comunque l’organizzazione deve essere riformata.
“Sono lieto di informarvi che questa mattina il segretario di Stato Blinken annuncerà che gli Stati Uniti vogliono essere nuovamente coinvolti nel Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite in qualità di osservatori”, ha detto l’incaricato d’affari statunitense Mark Cassayre in un messaggio preregistrato, trasmesso in videoconferenza in una sessione del Consiglio.
Blinken: “Il Consiglio Onu per i diritti umani va riformato”
“Il Consiglio Onu per i diritti umani è imperfetto e va riformato, ma andarsene non serve. Il miglior modo per migliorarlo, in modo che realizzi il suo potenziale, è attraverso una leadership americana robusta e basata sui principi. Sotto il presidente Biden ci stiano nuovamente impegnando e siamo pronto a prendere la guida”.
Lo ha affermato il segretario di Stato americano Antony Blinken su Twitter, dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato di voler rientrare nel Consiglio dei diritti umani Onu, dove sederanno ora come osservatori.
L’allora presidente americano Donald Trump aveva lasciato il Consiglio nel giugno 2018, accusandolo di parzialità contro Israele. L’organismo Onu è composto da 47 paesi che vengono eletti per mandati di tre anni. Vi sono state controversie per l’elezione di paesi accusati di scarso rispetto dei diritti umani e accuse di puntare il dito contro Israele in maniera sproporzionata.

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