Golpe in Myanmar: la giunta militare blocca Facebook, Instagram e Whatsapp
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Golpe in Myanmar: la giunta militare blocca Facebook, Instagram e Whatsapp

Dopo il colpo di Stato di lunedì, il nuovo regime ha imposto un limite temporaneo sugli accessi social

Aung San Suu Kyi
Aung San Suu Kyi
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4 Febbraio 2021 - 14.24


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In Myanmar i militari, che hanno ripreso le redini del Paese arrestando la leader Aung San Suu Ky, hanno imposto un blocco temporaneo ai profili Facebook, Instagram e Whatsapp per contenere quanto più possibile il dissenso della popolazione nei loro confronti. La notizia è stata confermata anche da NetBlocks, che monitora la libertà in rete a livello globale e che ha dichiarato come gli accessi social siano stati limitati dall’ operatore MPT, di cui è co-proprietario lo Stato.

Il ministero della Comunicazione ha infatti comunicato che fino a domenica non sarà possibile utilizzare Facebook, social utilizzato da circa 25 milioni di abitanti, pari alla metà della popolazione totale. Gli utenti stavano “minacciando la stabilità del paese” diffondendo “disinformazione e fake news”: questo è stato il motivo che ha portato la giunta militare, guidata dal generale Ming AungHlaing e dal presidente ad interim nonché ex generale Myint Swe, a imporre il blocco. 

Nei giorni scorsi la società civile ha provato a ribellarsi al colpo di Stato, organizzando e coordinando attraverso i social proteste e azioni contro il regime. Martedì pentole e padelle sono state ripetutamente battute sui balconi della popolazione, un gesto simbolico per allontanare il male, mentre ieri decine di medici hanno deciso di uscire dai loro ospedali come segno di protesta. Proprio nelle ore prima del blocco, era nato in risposta al golpe miltare il “Movimento di disobbedienza civile”, che diffondeva video e foto del film “Hunger games”. Da lunedì, in Myanmar è stato dichiarato lo stato di emergenza per i prossimi dodici mesi, le linee telefoniche sono state interrotte nella capitale Naypyitaw e nella città di Yangon e le trasmissioni della tv di Stato cancellate.

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