Il fondatore di Twitter commenta: "Comprendo le ragioni di bloccare Trump, ma..."

Così sul social il fondatore della piattaforma, Jack Dorsey, che ha scritto di "non festeggiare né andare fiero" della decisione di "mettere al bando @realDonaldTrump" dopo i fatti del 6 gennaio.

Jack Dorsey
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14 Gennaio 2021 - 12.55


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E’ un parere sicuramente autorevole e interessante quello del fondatore di Twitter. La decisione di ‘sospendere definitivamente’ l’account personale su Twitter di Donald Trump è stata la scelta “giusta”, ma rappresenta un “fallimento” e costituisce un “precedente”, che è “pericoloso”. Così su Twitter, Jack Dorsey, che ha scritto di “non festeggiare né andare fiero” della decisione di “mettere al bando @realDonaldTrump” dopo i fatti del 6 gennaio a Washington.

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E’ “un fallimento da parte nostra nel promuovere un discorso sano” e “dover prendere” queste misure “frammenta il discorso pubblico”. “Ci dividono – incalza dopo che il presidente americano è stato messo sotto accusa per la seconda volta con l’approvazione dell’impeachment alla Camera – Limitano il potenziale per un chiarimento, un riscatto, per imparare. E costituiscono un precedente che ritengo pericoloso: il potere che un individuo o un’azienda ha su una parte del discorso pubblico globale”.

Il patron di Twitter rivendica come l’equilibrio di potere sia stato rispettato dal momento che “se le persone non sono d’accordo con le nostre regole possono semplicemente rivolgersi a un altro servizio”. Ma, prosegue, “questo concetto è stato rimesso in discussione la settimana scorsa quando un certo numero di fornitori di strumenti Internet fondamentali hanno deciso di non ospitare più quello che ritenevano pericoloso”.

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Dorsey scrive di non credere ci sia stato un coordinamento: “Più probabilmente le società sono arrivate alle proprie conclusioni o sono state spinte dalle azioni di altri”. E, insiste, “dobbiamo tutti esaminare le contraddizioni della nostra politica e della sua attuazione, dobbiamo pensare a come il nostro servizio possa incentivare follie e danni, c’è bisogno di maggiore trasparenza nelle nostre operazioni di moderazione” dei contenuti per un Internet “libero e aperto”.

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