All'Onu l'autorità morale di Francesco: "Grave mancanza di rispetto per la dignità umana"
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All'Onu l'autorità morale di Francesco: "Grave mancanza di rispetto per la dignità umana"

Il video-messaggio di Francesco all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: "E’ doloroso constatare quanti diritti umani siano impunemente violati e seguitino ad esserlo".

Il messaggio di Papa Francesco all'Onu
Il messaggio di Papa Francesco all'Onu
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

25 Settembre 2020 - 19.36


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Papa Francesco sembra aver preso in parola il Segretario di Stato Americano, Mike Pompeo. Per quest’ultimo l’autorità morale del Vaticano sarebbe in discussione se la Santa Sede decidesse di procedere nell’accordo provvisorio con Pechino. E’ un accordo relativo ai criteri di nomina dei vescovi in Cina, Paese che non ha relazione diplomatiche con la Santa Sede.

Nel suo video-messaggio all’Assemblea Generale dell’Onu, nel quale non ha mai menzionato alcuna autorità politica, il Papa è parso chiederci se non sia il caso di affrontare la pandemia, la crisi ambientale, i conflitti, la questione migratoria, le persecuzioni, in modo da ridare autorità morale a chi governa questo mondo. Pompeo si è soffermato sulle persecuzioni in Cina. Che ovviamente ci sono.

Il papa ha detto: “Alle origini della cultura dello scarto c’è una grave mancanza di rispetto per la dignità umana, la promozione di ideologie con una comprensione riduttiva della persona, una negazione dell’universalità dei diritti umani fondamentali e il desiderio di potere assoluto e del controllo così diffuso nelle società odierne. Chiamiamo le cose con il loro nome: un attacco contro la stessa umanità. E’ doloroso constatare quanti diritti umani siano impunemente violati e seguitino ad esserlo. E’ un lungo elenco, e ci offre una fotografia che fa paura di un’umanità abusata, ferita, privata di dignità, libertà e speranza nel futuro. In questo contesto, tanti credenti continuano a sperimentare ogni tipo di persecuzione, compreso il genocidio, a causa delle loro fedi. Anche noi cristiani ne siamo vittime: quanti nostri fratelli e sorelle nel mondo soffrono, obbligati a volte a lasciare i loro luoghi di nascita, tagliati fuori dalla loro ricca storia e cultura. Dobbiamo ammettere che le crisi umanitarie sono diventate lo status quo, nel quale il diritto alla vita, alla libertà, e alla sicurezza personale non sono garantiti. Infatti, come dimostrano i conflitti in tutto il mondo, l’uso di armi da fuoco in aree popolate sta assumendo un impatto importantissimo sul versante umanitario nel lungo termine. Le armi convenzionali sono sempre meno convenzionali, e le armi di distruzione di massa, sempre più numerose, distruggono città, scuole, ospedali, siti religiosi, infrastrutture e servizi di base di cui la popolazione ha bisogno.

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Di più, grandi numeri di persone sono forzati a lasciare le loro case. Rifugiati, migranti, sfollati interni si trovano frequentemente abbandonati nei loro paesi di origine, transito o destinazione, privati di ogni possibilità di una vita migliore per loro e le loro famiglie. Ancora peggio, a migliaia vengono intercettati in mare e forzatamente rimandati nei campi di detenzione, dove hanno incontrato tortura e abuso. Molti diventano vittime dei trafficanti di esseri umani, della schiavitù sessuali, dello sfruttamento in lavori degradanti o nei lavori forzati, privati di una giusta remunerazione. Questo è intollerabile, per quanto intenzionalmente ignorato da molti.”

Dunque Francesco ha posto la questione del recupero della autorità morale del mondo, e quindi anche o forse in primis dell’Occidente, davanti al coacervo di problemi che attanagliano il mondo e che la pandemia obbliga ad affrontare tempestivamente e unitamente: ambiente, migrazioni, guerre, economia selvaggia.

L’economia selvaggia, l’economia che uccide, ha condotto il papa a porre il problema del debito internazionale. Questo debito va ripensato strutturalmente perché così come è oggi, con i fondi avvoltoio che possono renderlo una macchina che genera altro debito dal quale si può uscire solo creando altro debito fino a morire, non consente più a molti Paesi di vedere una luce in fondo al tunnel.

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L’appello per il multilateralismo e l’abbandono definito della deterrenza, che sposta verso gli apparati militar-industriali somme enormi, ha accompagnato l’altro grande indicazione, quella di affrontare sempre insieme la gravissima crisi ambientale. Non a caso l’unica crisi che il papa ha citato è quella dell’Amazzonia, dove economia, disastri ambientali, pandemia, sopraffazione e scelte politiche a dir poco miopi stanno causando un disastro unico.

In definitiva il papa ha spiegato all’ONU perché la pandemia ci obbliga a capire che siamo tutti fratelli, e che solo scegliendo la via della fraternità nelle diversità ne potremo uscire, tutti insieme.

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