La battaglia di Lilie, bambina transgender, sostenuta dalla famiglia
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La battaglia di Lilie, bambina transgender, sostenuta dalla famiglia

Il papà di Lilie: "Temevamo che fosse troppo presto, ma poi mi sono ricordato che io a 8 anni sapevo benissimo di essere un maschio. Esiste già una coscienza del proprio sesso a quell'età"

La famiglia di Lilie
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18 Settembre 2020 - 08.15


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I genitori di Baptiste non capivano cosa provocasse la depressione profonda del figlio di soli 8 anni, poi finalmente la rivelazione: Baptiste si sente una bambina, prigioniera nel corpo di un bambino. Ora Lilie, questo il suo nome, spalleggiata dalla sua famiglia sta iniziando il percorso per avere un corpo che senta suo. Nel frattempo, a scuola ha chiesto e ottenuto il cambio di nome. 
“All’inizio nell’amministrazione scolastica non ne erano convinti. Si chiedevano se Lilie fosse cosciente di tutto questo o se, invece, non fosse stata convinta da noi e fosse suggestionata”, spiega il padre di Lilie. Uno psicologo ha seguito la bambina per alcuni giorni in aula e alla fine l’ufficio scolastico regionale ha accettato.
Lilie ha deciso di far crescere i boccoli biondi e di farsi il buco ai lobi, la depressione è passata e sta bene. A chi si chiede se sia troppo presto per avere una coscienza sessuale, il padre risponde: “Anche noi ci siamo fatti tante domande e siamo andati a consultare delle associazioni Lgbt qui in zona. Ci hanno spiegato che a quell’età la coscienza esiste eccome da quel punto di vista. E poi io mi sono detto: a 8 anni lo sapevo benissimo che ero un maschio”.
In famiglia – composta da mamma, papà e altri due bambini (il gemello di Lilie e una sorellina più grande) – la novità è stata accolta con naturalezza, così come nel paesino in cui abita la piccola. All’anagrafe, però, si sono rifiutati di cambiare il nome. “Dicono che è troppo presto e che bisogna aspettare. Noi lotteremo”, aggiunge il padre.

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