Lui, l’uomo forte bielorusso, è sotto l’ala di Mosca che lo protege e considera le manifestazioni dell’opposizione un tentativo occidentale di estendere l’area di influenza ai danni della Russia.
Se questo è lo schema, fino a quando Lukashenko sarà funzionale ai russi le possibilità di una svolta democratica saranno minime.
Adesso Alexander Lukashenko e Vladimir Putin si sono detti fiduciosi nella possibilità di una soluzione in tempi brevi dei “problemi” emersi in Bielorussia, dopo le contestate elezioni presidenziali, le proteste e le denunciate violenze.
Lo ha reso noto il Cremlino dopo il colloquio telefonico tra il leader bielorusso e il presidente russo su iniziativa di Lukashenko.
Secondo il Cremlino, i due presidenti “hanno espresso fiducia nel fatto che saranno presto risolti tutti i problemi che sono sorti” in Bielorussia.
Una nota precisa che Lukashenko ha informato Putin sulla situazione nel Paese e aggiunge: “Questi problemi non dovrebbero essere sfruttati da forze distruttive che cercano di danneggiate la cooperazione vantaggiosa per entrambi tra i due Paesi”.
Traduzione: dietro le proteste ci sono i nemici di Russia e Bielorussia e i problemi risolti significano repressione e non certamente nuove elezioni con osservatori internazionali.