Il Recovery Fund salva la faccia della Ue (e l'Europa stessa)

I leader europei hanno trovato la quadra sulle misure economiche di sostegno ai Paesi e sul Bilancio 2021-2027.

Michel e Von Der Leyen
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21 Luglio 2020 - 07.11


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Al termine di un vertice Ue durato 4 giorni e 4notti, i leader europei hanno raggiunto un accordo su Recovery Fund e Bilancio Ue 2021-2027. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Il Recovery Fund ha una dotazione di 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi di sussidi. Il bilancio è stato fissato a 1.074 miliardi. All’adozione delle conclusioni è seguito un applauso. Esulta Conte: “Possiamo far ripartire l’Italia con forza”.

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All’Italia l’intesa porta una dote di 209 miliardi. Il premier Giuseppe Conte è riuscito infatti a strappare un piatto ancora più ricco (82 miliardi di sussidi e 127 di prestiti) rispetto alla proposta della Commissione di maggio, che destinava al nostro Paese 173 miliardi (82 di aiuti e 91 di prestiti).

 

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Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato di “giornata storica per l’Ue”, che per la prima volta mette in comune il suo debito per rafforzarsi e reagire alla crisi seminata dal Covid-19. Un “buon segnale” per Angela Merkel, mentre per il commissario Paolo Gentiloni il Next Generation Eu “è la più importante decisione economica dall’introduzione dell’euro”.

 

L’annuncio dell’intesa è arrivato intorno alle 5:30 del mattino, dopo che i leader hanno trascorso ore e ore a ricontrollare tutti i documenti concordati. L’ultimo tema più controverso – il rispetto della condizionalità sullo stato di diritto – invece, è stato risolto per acclamazione contraddicendo le più fosche previsioni. La soluzione è stata individuata dopo un meticoloso lavoro di cucitura, a piccoli gruppi, svoltosi nella giornata di lunedì, per modificare la proposta presentata sabato.

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Un testo in cui la condizionalità è stata così tanto diluita che lo stesso leader ungherese, Viktor Orban (pronto alla guerra totale assieme al polacco Mateusz Morawiecki) ne ha addirittura applaudito con entusiasmo l’adozione, arrivando a congratularsi con Macron per gli input risolutivi.

 

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Un punto fermo sulla madre di tutte le battaglie, il Recovery Fund, era già stato messo nel pomeriggio di lunedì. La dotazione complessiva del piano per sostenere i Paesi più colpiti dal Covid-19 è rimasto fissato a 750 miliardi. E dopo varie oscillazioni (da 500 a 450, a 400) l’asticella della quota di sussidi si è fermata a 390 miliardi di euro, con la Resilience e Recovery Facility, il cuore del Fondo per il rilancio economico, allocato direttamente ai Paesi secondo una precisa chiave di ripartizione, a 312,5 miliardi.

 

La sforbiciata ha ridotto invece i trasferimenti spacchettati tra i programmi, 77,5 miliardi (rispetto ai 190 miliardi pensati dalla Commissione). In particolare, è stata azzerata la dotazione di Eu4Healt, il nuovo programma europeo per la sanità. A farne pesantemente le spese, anche il Just Transition Fund e il Fondo agricolo per lo sviluppo rurale.

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Il Bilancio europeo 2021-2027 è rimasto a 1.074 miliardi di impegni. Ma sono stati accontentati i Paesi “frugali” con succulenti “rebate”, i rimborsi introdotti per la prima volta su richiesta della Gran Bretagna ai tempi di Margaret Thatcher, che con la Brexit molti leader Ue avrebbero voluto cancellare. In alcuni casi sono stati raddoppiati. Alla Danimarca sono andati 322 milioni annui di rimborsi (rispetto ai 222 milioni della proposta di sabato); all’Olanda 1,921 miliardi (da 1,576 miliardi); all’Austria 565 milioni (da 287), e alla Svezia 1,069 miliardi (da 823 milioni).

 

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Risolta anche la spinosa questione della governance sull’attuazione delle riforme dei piani nazionali che dovranno essere presentati dai Paesi per avvalersi delle risorse. La chiave di volta è stato un super-freno di emergenza emendato, oggetto di un negoziato durissimo tra Conte e Rutte durato fino all’ultimo minuto, del quale il coriaceo olandese alla fine si dice soddisfatto. In sostanza, i piani presentati dagli Stati membri saranno approvati dal Consiglio a maggioranza qualificata, in base alle proposte presentate dalla Commissione.

 

La valutazione sul rispetto delle tabelle di marcia e degli obiettivi fissati per l’attuazione dei piani nazionali sarà affidata al Comitato economico e finanziario, gli sherpa dei ministri delle Finanze. Se in questa sede, “in via eccezionale”, qualche Paese riterrà che ci siano problemi, potrà chiedere che la questione finisca sul tavolo del Consiglio europeo prima che venga presa qualsiasi decisione.

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Il vertice fiume, che ha messo a dura prova i leader dei 27, è durato pochi minuti in meno di quello di Nizza del 2000, che mantiene il record con 92 ore.

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