Recovery Fund, l’Olanda causa lo stallo: scontro tra frugali e Paesi del Sud
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Recovery Fund, l’Olanda causa lo stallo: scontro tra frugali e Paesi del Sud

In corso un incontro tra i Paesi del Sud Europa - Italia, Grecia, Spagna e Portogallo - con i quattro Paesi frugali: Austria, Olanda, Svezia e Danimarca e la premier finlandese Sanna Marin.

Angela Merkel
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19 Luglio 2020 - 08.14


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È slittata alle 17:30 la sessione plenaria del vertice Ue sul Recovery Fund, arrivata al suo terzo e si presume ultimo giorno senza che si sia ancora trovato un accordo. Ora sarebbe in corso un incontro tra i Paesi del Sud Europa – Italia, Grecia, Spagna e Portogallo – con i quattro Paesi frugali: Austria, Olanda, Svezia e Danimarca e la premier finlandese Sanna Marin. Lo riferiscono fonti diplomatiche europee. La mediazione sulla dotazione dei sussidi del Recovery Fund, al vertice Ue a Bruxelles, è scesa sotto la soglia dei 400 miliardi di euro, e una delle ultime ipotesi circolate è 375 miliardi. Ma per i Frugali la cifra è sempre troppo alta e c’è ancora una grossa distanza da coprire nel negoziato, spiegano fonti diplomatiche europee. Comunque, viene fatto rilevare, l’intesa dovrà contenere la componente sulla governance, una riduzione del volume del Bilancio Ue ed un nuovo incremento dei ‘rebate’.

In precedenza si era svolto un incontro tra il premier Giuseppe Conte, la cancelliera Angela Merkel, il presidente francese Macron, il premier spagnolo Sanchez e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, mentre si susseguono le dichiarazioni dei paesi a favore di un’intesa come la Grecia, la Bulgaria, la Slovenia, la Lettonia, la Polonia.

“Troverei davvero un peccato se non raggiungessimo una soluzione. Penso che abbiamo una grande responsabilità e secondo me è anche possibile” arrivare a un compromesso, ma “affinché ciò accada, tutti devono muoversi” dalle proprie posizioni. Così il cancelliere austriaco Sebastian Kurz aggiornando la stampa al vertice Ue. “Se qualcuno pensa di poter dettare” le regole qui o decidere di andare a “casa, allora il vertice potrebbe fallire, ma spero che non sia questa la strada da percorrere”, ha aggiunto Kurz, con un riferimento al presidente francese Emmanuel Macron che nella serata di ieri, secondo alcune fonti diplomatiche, avrebbe dato disposizioni per rientrare a Parigi se non ci fosse stata una svolta.

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“Sappiamo tutti che la situazione economica è drammatica. C’è grandissima preoccupazione per il futuro, e stiamo negoziando” sul Bilancio Ue 2021-2027 ed il Recovery Fund “sotto la pressione che l’intesa sia un ‘must'”. Così il premier ungherese, Viktor Orban, stamani in una conferenza stampa, a Bruxelles. “Quando abbiamo iniziato il vertice le questioni aperte erano diverse dozzine, ma ora ne sono rimaste solo quattro. E penso che ci siano buone possibilità di raggiungere un accordo”, ha aggiunto.  “L’Olanda vorrebbe creare un meccanismo per controllare la spesa dei Paesi del Sud” dal Recovery Fund. “Sostanzialmente è una disputa tra italiani e olandesi. Noi siamo dalla parte dell’Italia”.
“Bisogna dare i soldi ai Paesi che ne hanno bisogno e permettere loro di spenderli appena possibile per stabilizzare le loro economie, invece di ingaggiare lunghe dispute burocratiche – ha aggiunto – Se li aiutiamo al momento giusto li aiutiamo due volte”. “Alcuni guidati dall’olandese vorrebbero creare un nuovo meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. Se l’intesa non si fa è a causa del leader olandese Mark Rutte, non a causa mia. È lui che ha iniziato questa faccenda. L’olandese è il vero responsabile per tutto il caos di ieri” al vertice Ue. Così il premier ungherese Viktor Orban a Bruxelles, ricordando anche il match Olanda-Italia sull’equilibrio tra sovvenzioni e prestiti del Recovery Fund. 

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Pessimismo di Angela Merkel
Anche Angel Merkel ha dichiarato che è ormai possibile che non si giunga ad alcuna soluzione sul Recovery Fund, mentre Giuseppe Conte ha ammesso che ci si trova in una fase di stallo e che il vertice è stato ‘più complicato del previsto’. 
“Oggi proseguiremo perché dobbiamo fare di tutto per chiudere. Rimandare questa partita non giova a nessuno” ha detto Conte, continuando: “Siamo tutti vincitori o siamo tutti sconfitti.Siamo tutti sulla stessa barca, non stiamo aiutando l’Italia ma consentendo a tutti di riparare i danni della pandemia: le economie sono integrate”. 
Non è bastata una conversazione notturna, al bar dell’albergo, con Angela Merkel ed Emmanuel Macron. E neanche il vertice mattutino a cinque, presenti Pedro Sanchez e soprattutto Mark Rutte. Giuseppe Conte non riesce ad abbattere, nel negoziato europeo, il muro alzato dal primo ministro olandese, spalleggiato dal manipolo di Paesi frugali (Austria, Danimarca, Svezia, più la Finlandia). Non può accettare che, come Rutte pretende, un singolo Stato abbia il potere di bloccare l’erogazione dei fondi a un Paese che non attui le riforme. Perciò, per evitare che si acceleri verso un’intesa penalizzante l’Italia, decide di mettere sul tavolo tutte le sue armi. Dichiara di non essere disposto a rinunciare neanche a un euro, perché il negoziato è “molto importante per l’interesse degli italiani, ma anche degli europei”. E mette in discussione, nel bilancio pluriennale, l’aumento dei rebates, sconti cui L’Aja tiene molto e che nelle ultime proposte di mediazione sono addirittura aumentati. Oltre a lanciare un avvertimento, con un intervento che fonti italiane definiscono “molto duro”, davanti ai 26 colleghi europei: da lunedì bisognerà occuparsi di chi fa “dumping fiscale”, come l’Olanda, o “surplus commerciali”, come anche la Germania. Rutte chiede a Roma la riforma delle pensioni, a partire da quota 100, e del mercato del lavoro. “Noi – ribatte Conte – abbiamo deciso di affrontare, di nostra iniziativa, un percorso di riforme che ci consentano di correre ma pretenderemo una seria politica fiscale comune, per competere ad armi pari”.
Il Governo italiano ha avanzato una proposta per modificare il meccanismo che può bloccare l’erogazione in fase di attuazione dei fondi del Recovery fund. La proposta, spiegano fonti italiane, prevede che le decisioni vengano prese “a maggioranza qualificata e non all’unanimità”. Dall’inizio il premier Giuseppe Conte si è opposto alla richiesta di Mark Rutte di prendere le decisioni sui piani di riforma nazionali, in Consiglio europeo, all’unanimità.

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