Libia, l'appello di Oxfam: stop ai finanziamenti alla Guardia costiera libica.
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Libia, l'appello di Oxfam: stop ai finanziamenti alla Guardia costiera libica.

L’Italia dimostri umanità e una visione lungimirante nella gestione del fenomeno migratorio, non autorizzando le missioni internazionali a sostegno delle autorità libiche e della Guardia costiera,

Migranti in Libia
Migranti in Libia
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

14 Luglio 2020 - 14.27


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Sostenere ancora la cosiddetta Guardia costiera libica vuol dire essere complici non solo dei respingimenti in mare ma dello spregio dei più elementari diritti della persona. Globalist ha documentato con innumerevoli articoli il connubio esistente tra le organizzazioni criminali dedite al traffico di esseri umani e i vertici della Guardia costiera libica. Grazie al prezioso lavoro d’inchiesta di Nello Scavo de L’Avvenire, sono venuti alla luce episodi eclatanti di boss della criminalità libica diventati ufficiali della Guardia costiera al servizio del Governo di accordo nazionale (Gna), guidato da Fayez al-Sarraj e sostenuto dall’Italia.

Stop ai finanziamenti

L’Italia dimostri umanità e una visione lungimirante nella gestione del fenomeno migratorio, non autorizzando le missioni internazionali a sostegno delle autorità libiche e della Guardia costiera, che solo a giugno ha intercettato 1.500 disperati, riportandoli in un Paese dove uomini, donne e bambini sono detenuti in condizioni disumliane ed esposti alla pandemia da Covid19.

È l’appello lanciato oggi da Oxfam, alla vigilia del dibattito e del voto parlamentare sul finanziamento delle missioni militari all’estero per il 2020, che dovrebbero non solo confermare, ma anche aumentare gli stanziamenti italiani per oltre 58 milioni di euro.

In Libia al momento si trovano oltre 620 mila migranti e rifugiati, in buona parte vittime di rapimenti, detenzioni arbitrarie, stupri e lavori forzati ad opera di bande armate e fazioni in lotta. Si registrano già oltre 1.500 contagi da coronavirus, ma potrebbero essere molti di più.

“Da tre anni denunciamo, insieme ad altre organizzazioni umanitarie, gli orrori dei lager libici che avvengono con la connivenza e il finanziamento italiano. –  afferma  Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – Eppure il Governo aumenta le risorse (47,2 nel 2017, 51,3 nel 2018, 56,3 nel 2019 e 58,3 del 2020) a favore delle autorità libiche e della Guardia costiera che da molte inchieste risulta direttamente collegata al traffico di esseri umani. Una vergogna che si ripete, dato che il testo proposto al voto della Camera è una sorta di copia-incolla rispetto a quello degli ultimi anni, nella totale assenza di notizie sui reali contenuti delle modifiche all’accordo richieste dal nostro Governo lo scorso novembre e dopo la recente visita del ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Tripoli. Facciamo appello alle forze di maggioranza e in particolare al Partito Democratico  che lo scorso anno ha disertato Montecitorio al momento della votazione sulle missioni in Libia e che nella sua Assemblea di febbraio ha espresso all’unanimità la necessità di una radicale revisione dell’accordo – a mostrare un sussulto di umanità, non autorizzando gli stanziamenti previsti per quest’anno e votando una delle risoluzioni che saranno presentate da parlamentari che hanno a cuore i diritti umani”.

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Connissione dì inchiesta

Oxfam chiede inoltre l’immediata istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta che faccia luce sui naufragi avvenuti nel Mediterraneo centrale, sulle palesi violazioni dei diritti umani compiute in Libia e sulle responsabilità politiche italiane a queste collegate. Chiede infine che ogni forma di futura collaborazione sia subordinata ad un più ampio negoziato internazionale, in grado affrontare la questione della detenzione arbitraria e di tutelare i diritti fondamentali di migranti e rifugiati. 

L’Italia si appresta inoltre a stanziare oltre 118 milioni di euro per il finanziamento di 4 missioni europee (Sophia, già conclusa) nel Mediterraneo, che non prevedono nessuna attività di ricerca e soccorso in mare, mentre nel solo mese di giugno sono morte 98 persone, quasi la metà dell’intero 2020.

Si continua a dibattere sull’opportunità di aprire o chiudere i porti, se accogliere o meno qualche decina di migranti, per il timore che possano essere portatori di nuovi focolai di Covid. Non si tiene invece conto che ufficialmente dall’inizio dell’anno sono già morti lungo la rotta del Mediterraneo centrale 262 innocenti (ma le vittime sono con tutta probabilità molte di più), nel silenzio dell’opinione pubblica. – conclude Pezzati – Non possiamo tacere che migliaia di disperati sono sottoposti a condizioni igieniche disumane nei centri di detenzione, ammassati uno sull’altro e dunque esposti al contagio. L’Italia dovrebbe lavorare a livello europeo per ripristinare le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo, non lasciandole alla sola gestione delle organizzazioni umanitarie che si battono ogni giorno per salvare vite in mare. Allo stesso tempo serve un immediato Piano di evacuazione dai centri di  detenzione come lo stesso ex ministro dell’interno Marco Minniti, tra gli ideatori dello sciagurato accordo Italia-Libia, ha tra l’altro più volte proposto”.

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La decisione di prorogare quella missione da parte del Conte due è giunta a cinque mesi distanza da un’altra scelta dell’attuale esecutivo, altrettanto significativa: il rinnovo automatico, a febbraio, del Memorandum sottoscritto da Italia e Libia nel 2017, sotto il governo Gentiloni (Minniti ministro dell’Interno), alle stesse condizioni e per altri tre anni.

Le proteste nel Pd

Una scelta che in quei giorni ha destato le proteste delle organizzazioni e agenzie internazionali che operano per la tutela dei diritti umani, e di una parte dell’elettorato di sinistra. È stato messo in evidenza in quell’occasione il fatto che la Guardia costiera libica è stata ripetutamente accusata dalle agenzie Onu di traffico e detenzione di esseri umani. A chiedere una revisione dell’intesa, l’interruzione dei rapporti con la Guardia costiera libica e di organizzare un’evacuazione urgente dei campi anche una parte del Pd.

Guardia e ladri

La Guardia costiera libica è una creatura tutta italiana. – annota Antonio Palladino su l’Espresso -. Le motovedette che hanno recuperato in mare i migranti naufraghi sono state donate da Roma, la formazione del personale avviene all’interno delle nostre basi navali. E, da più di un anno, il centro di coordinamento dei salvataggi Mrcc delle Capitanerie di porto affida tutte le operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale agli ufficiali di al-Sarraj. Dove prima operava Mare Nostrum, oggi agiscono le motovedette libiche. Un cambio di strategia avvenuto grazie ad un’azione finanziata nel 2017 dalla Commissione europea e affidata al comando generale delle Capitanerie di porto italiane.

Per operare nella «ricerca e salvataggio» dei migranti, la Guardia costiera di Tripoli aveva bisogno di un riconoscimento internazionale, ovvero della dichiarazione di una propria zona Sar, le coordinate che delimitano l’area di competenza per il soccorso. Fino al giugno 2018 non esisteva e, dunque, il coordinamento dei salvataggi non poteva essere gestito da Tripoli. Il progetto europeo affidato all’Italia aveva l’obiettivo di far dichiarare ai libici la propria area «search and rescue». Scrive ancora Palladino. 

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E i risultati, in termini di brutalità d’intervento, si vedono…”Chi coordina, dunque, sul campo le azioni delle motovedette? Chi è al comando delle azioni di «contenimento» dei migranti operate dagli ufficiali di al-Sarraj? È il segreto tenuto sotto chiave, tra Bruxelles e Roma”, conclude il reporter de l’Espresso. 

.Un segreto che nasconde complicità nei tanti episodi di brutale violenza ai danni dei migranti intercettati in mare di cui si è resa responsabile la Guardia costiera libica. A documentarne i misfatti sono le Ong impegnate, fin quando è stato loro possibile, nei salvataggi nel Mediterraneo, e report di agenzie Onu.

Quei porti sbarrati.

 Più del doppio del numero di persone è arrivato sulle rive d’Italia quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, secondo le Nazioni Unite. Tuttavia, questo non dipinge il quadro completo. Della situazione. Dice il presidente della Federazione internazionale della Croce Rossa, Francesco Rocca: “Mentre i volontari della Croce Rossa in Italia sostengono coloro che sono riusciti a sopravvivere alla traversata, sfortunatamente dall’altra parte del Mediterraneo, sia i volontari libici che quelli tunisini della Mezzaluna Rossa sono lasciati a raccogliere i corpi di coloro che non lo hanno fatto”.

Il Governo italiano ha dichiarato i suoi porti non sicuri da aprile a causa della pandemia e qualsiasi sbarco di migranti è stato impedito, fino a quando non possono essere dirottati verso altri Paesi, oppure è stato di fatto ritardato. Ciò ha comportato che i migranti sono stati costretti a restare a bordo delle navi che li avevano soccorsi per lunghi periodi di tempo, con accesso limitato alle cure, alla protezione o a qualsiasi altro tipo di assistenza.

Riaprire i porti e stoppare il rifinanziamento alla Guardia costiera libica sarebbero atti dovuti da parte di un Governo e di un Parlamento che non gettano a mare ciò che resta di una etica della responsabilità e di un umanitarismo che sembrano avere sempre meno cittadinanza in una Italia imbruttita e ripiegata su se stessa.

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