Bertinato (Iss): "Così ci dobbiamo preparare per la seconda ondata Covid"
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Bertinato (Iss): "Così ci dobbiamo preparare per la seconda ondata Covid"

Le parole del responsabile della segreteria scientifica dell'Istituto superiore di sanità (Iss), intervenendo al webinar 'La fase 3 dell'emergenza Covid -19

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14 Luglio 2020 - 17.17


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Per molti è più che probabile: superato lo ‘scudo’ dell’estate il virus tornerà in azione: “Dobbiamo prepararci per la seconda ondata” di Covid-19. “Non è più accettabile che non ci si trovi pronti, come ospedali ma anche come territorio. La prevenzione e la sanità pubblica devono riuscire a collaborare con i chirurghi i maniera intelligente. E i chirurghi devono scoprire l’importanza del Dipartimento di Prevenzione e di chi lavora nel territorio”.

Lo ha detto Luigi Bertinato, responsabile della segreteria scientifica dell’Istituto superiore di sanità (Iss), intervenendo al webinar ‘La fase 3 dell’emergenza Covid -19: percorso per un ritorno alla normalità delle strutture ospedaliere del Ssn’, organizzato dal Collegio italiano dei chirurghi (Cic).

Bertinato ha tracciato a grandi linee l’evoluzione della pandemia, le diverse fasi e l’impegno anche sul piano dell’informazione interistituzionale da parte dell’Iss. “Ci sono delle persone fragili – ha ricordato – gli anziani, i disabili, le persone con malattie rare. E questi devono essere attenzionati in maniera importante, perché sono quelli che hanno sofferto di più. La tecnologia è molto utile per noi e chi ha investito in questo è un passo avanti”.

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Bertinato ha infine elencato le priorità da seguire per non farsi trovare impreparati: “L’organizzazione e la qualità della sicurezza delle cure deve essere una priorità per tutti, l’alta professionalità degli operatori deve essere protetta, il confronto tra le strategie nazionali e internazionali deve essere parte della normale attività chirurgica e non chirurgica, perché solo così riusciamo a garantire la salute delle nostre comunità visto che il virus non rispetta i confini. Fondamentale poi la capacità di individuare nuovi focolai, perché su questo ci giochiamo i tanti sacrifici fatti. E, infine il recupero delle visite e delle attività non svolte con percorsi rigorosi di protezione”.

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