George Floyd prima di morire disse: "Mi uccidi" e l'agente "Non urlare"
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George Floyd prima di morire disse: "Mi uccidi" e l'agente "Non urlare"

A offrire nuovi dettagli sulla sua agonia è la trascrizione dei filmati della 'body camera' degli agenti di polizia di Minneapolis accusati della sua morte.

Il fratello di George Floyd al Congresso Usa: "Cambiate il mondo"
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9 Luglio 2020 - 07.58


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Prima di morire George Floyd ha ripetuto almeno venti volte agli agenti che non riusciva a respirare. E Derek Chauvin, il poliziotto che gli teneva il ginocchio premuto sul collo, gli ha risposto: “Se non puoi respirare, allora smetti di urlare. Ci vuole molto ossigeno per parlare”. Sono i dettagli shock che emergono dalle trascrizioni delle registrazioni video legate all’uccisione dell’afroamericano a Minneapolis. 

“Mi uccidi amico” – Quei dialoghi, ora resi pubblici, gettano nuova luce su quanto accaduto il 25 maggio. Secondo i video girati dalla body cam di alcuni agenti della squadra, in quei terribili attimi che precedono la sua morte Floyd dice “Mi ucciderai amico”. E ancora “Mi uccideranno. Mi uccideranno. Non riesco a respirare. Non riesco a respirare”. La pubblicazione di quelle frasi è stata richiesta da Earl Grey, l’avvocato dell’agente Thomas Lane, per archiviare le accuse nei suoi confronti. 

“Dite ai miei bambini che li amo” – In un memorandum, il legale dichiara che non esistono motivi per addebitare colpe al suo cliente, descritto da Grey come un “novellino che si fidava di Chauvin”, entrato da pochi giorni in servizio. Sempre secondo le trascrizioni, mentre Floyd è a terra Lane chiede due volte al collega di girarlo su un fianco, in una posizione meno costretta, ma Chauvin gli risponde “No, deve restare lì dove l’ho messo”. Secondo i documenti l’uomo urla chiedendo della madre e dei figli. Dopo essere stato tirato fuori dall’auto e messo a terra invoca una decina di volte “Mamma” per poi aggiungere “Non posso crederci. Mamma ti amo. Ti amo” prima di rivolgere un pensiero ai figli: “Dite ai miei bambini che li amo. Sono morto”. 

“Sono claustrofobico” – Le trascrizioni mostrano poi che Floyd in un primo momento ubbidisce agli agenti, ma comincia ad agitarsi quando questi lo stanno facendo salire in macchina perché è claustrofobico. “Oh amico, Dio non lasciarmi amico, per favore amico”, implora e aggiunge: “Farò qualsiasi cosa mi dirai, amico. Sono claustrofobico, tutto qui”. Grey spiega che Floyd a questo punto inizia a batter colpi avanti e indietro e a sbattere “la sua faccia sul vetro e inizia a sanguinare dalla bocca”. Gli  ufficiali quindi gettano Floyd a terra e l’avvocato chiarisce che “il piano era di trattenerlo, così che non potesse più muoversi e farsi del male”. Oltre a Chauvin e Lane, nella squadra c’erano gli agenti J Alexander Kueng e Tou Earl Gray, entrambi incrminati per la morte dell’afroamericano.

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