Sembra che anche un cioccolatino possa essere razzista. La Svizzera vieta i "Moretti"
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Sembra che anche un cioccolatino possa essere razzista. La Svizzera vieta i "Moretti"

La decisione arriva dopo anni di polemiche e petizioni, ma suscita anche reazioni contrarie

I moretti
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11 Giugno 2020 - 10.26


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È razzista chiamare moretto un dolce al cioccolato che peraltro nasconde il candore di un’anima di panna? Sì, per i supermercati della Migros, nota catena del Canton Ticino, che hanno stabilito, dopo anni di polemiche e petizioni, di ritirare dagli scaffali la golosità prodotta dal 1946 dalla Dubler, azienda del Cantone dell’Argovia, nel nord del Paese, dove sono conosciuti come Mohrenkopf,  ‘teste di moro’.

Come racconta sull’Agi.it Manuela D’Alessandro: la decisione ha un impatto anche sulle rimembranze proustiane di tanti ex bambini italiani di confine che alla domenica andavano in Svizzera con mamma e papà a fare il pieno, quando ancora i prezzi erano più convenienti di quelli nostrani, e coglievano l’occasione per farsi regalare una scatola di moretti.

Avvolti in una carta dorata, che merita più attenzione della frenesia con cui viene scartata,  nascondono sotto una sottile scorza di cioccolato un tripudio di crema appoggiato alla base di wafer.

L”eliminazione’ del moretto  è arrivata nelle scorse ore con un tweet in risposta all’ennesima protesta di un utente che definiva “estremamente razzista” il nome della delizia.

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“Abbiamo deciso di rimuovere il prodotto dalla gamma – ha twittato Migros – L’attuale dibattito qui ci ha spinto a rivalutare la situazione. Siamo consapevoli che questa decisione porterà anche a discussioni”.

Questo non significa che la squisitezza sparirà perché, ha precisato la catena, la decisione riguarda solo la Dobler, l’unica azienda che si ostina a chiamare i dolci col suo nome originale, mentre gli altri li hanno ribattezzati da tempo con un più universale kiss.  

In effetti, gli animi su Twitter si sono scaldati, come previsto, e in perfetto multilinguismo elevetico. C’è chi parla di “nuova, dilagante e subdola dittatura del politicamente corretto”, chi, volando più basso, sente spegnersi l’aroma dell’infanzia (“sono un ricordo legato alla mia amata zia che non c’è più e abitava a Ginevra, andare con lei alla Migros a mangiarli era una festa”, dice Chiara).

Si è indignato anche un uomo di fede, o almeno così si presenta: ”Oggi Migros non chiama più così i moretti per rispetto, ma di cosa? E io che sono un sacerdote potrò esigere che Migros dia un nome nuovo agli ‘strozzapreti’?”.

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Esultano invece i promotori di una petizione affiliati al Comitato contro i dolci razzisti che nel 2017 chiedevano di abolire il nome “palesemente razzista”.

A sostenere la loro tesi c’era anche una ricercatrice dell’Università di Basilea che sulle pagine della  NZZ Franziska Schutz si espresse per “decolonizzare la nostra lingua per evitare un futuro di nuovi drammi legati alla migrazione”.

Al momento, per i nostalgici dell’ultima ora, sul sito della Migros è ancora  presente la sezione dedicata all’acquisto dei moretti, li chiamano ancora così, poi saranno solo kiss.

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