Libia, nella guerra totale entra anche Trump
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Libia, nella guerra totale entra anche Trump

Nel paese c'è una guerra totale che ora rischia di diventare, dopo la Siria, il nuovo fronte di scontro tra Washington e Mosca.

Serraj e Trump
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

26 Maggio 2020 - 16.08


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 Un documento eccezionale. Tradotto in italiano da specialeLibia e che Globalist rilancia. Per fare chiarezza su cosa è oggi la Libia, e sul fallimento della diplomazia internazionale. Guerra di mercenari, guerra per procura, guerra alle porte dell’Italia. Comunque, guerra. Fomentata da attori esterni, regionali e globali. Una guerra che non solo non si è fermata di fronte alla crisi pandemica, ma al contrario ha fatto leva sul Coronavirus per tenere in ostaggio un popolo intero, e per ricattare l’Europa. Una guerra totale che ora rischia di diventare, dopo la Siria, il nuovo fronte di scontro tra Washington e Mosca.

Di seguito, pubblichiamo ampi stralci del brieifing dell’inviata speciale ad-interim del Segretario Generale delle Nazioni Unite in Libia, Stephanie Williams, al Consiglio di Sicurezza del 19 maggio 2020.

Signor Presidente,

speravo di potervi fornire un rapporto più positivo oggi, ma sfortunatamente, proprio quando pensiamo che il fondo sia stato raggiunto in Libia, in qualche modo riusciamo a raggiungere nuove profondità di violenza, mancanza di cuore e impunità. Nonostante i nostri sforzi risoluti e la richiesta del Segretario Generale per un immediato cessate il fuoco per consentire ai libici di rispondere alla comune minaccia del Covid19, mi dispiace di riferire che non vi è stata alcuna pausa nei combattimenti tra le forze del Governo di Accordo Nazionale (Gna) e il Libyan National Army del generale Haftar, noto anche come “Libyan Arab Armed Forces” (Laaf).) Invece, i combattimenti si sono intensificati con un aumento senza precedenti del fuoco indiretto nelle aree urbane e una crescente ondata di sofferenza per i civili.

Per quasi 15 mesi, dopo il lancio dell’attacco del generale Haftar a Tripoli nell’aprile del 2019, il conflitto armato ha imperversato in e intorno ad alcune delle aree più densamente popolate in Libia. A seguito dell’intensificarsi delle ostilità armate, insieme al terribile impatto socioeconomico del Covid-19, compresa la perdita di occupazione e mezzi di sussistenza, un milione di persone hanno ora bisogno di una qualche forma di assistenza umanitaria. Ciò include 400.000 libici sfollati, insieme a 654.000 migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Solo nell’ultimo anno, da quando è iniziato l’attacco a Tripoli, 201.000 libici sono stati costretti a fuggire dalle loro case, principalmente in e intorno alla capitale.

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Mentre le persone in tutto il mondo si stanno adattando al nuovo normale modo di vivere con una pandemia globale, milioni di libici – in particolare i due milioni di residenti di Tripoli – stanno vivendo un’esistenza più anormale e terrificante, sotto bombardamenti quasi costanti, frequenti tagli di acqua ed elettricità, aggravata da movimenti limitati a seguito di misure preventive per il Covid-19, rendendo l’intera situazione insopportabile per la maggior parte delle persone…Continuiamo ad assistere a un allarmante accumulo militare a seguito dell’invio ininterrotto da parte dei sostenitori stranieri di armi sempre più sofisticate e letali, per non parlare del reclutamento di più mercenari da entrambe le parti in conflitto…”.

Washington scende in campo

Le affermazioni della Williams sono confermate, e aggravate, dagli sviluppi catastrofici che la guerra libica potrebbe avere, dopo la scesa in campo anti-russa degli Usa.

Il Comando Africa degli Stati Uniti, AfriCom, ha diffuso le immagini dei caccia da combattimento militari che la Russia ha recentemente spostato in Libia per sostenere i propri contractor privati “sponsorizzati dallo Stato russo”.  Si tratta dei mercenari della Wagner, Pmc molto vicina al Cremlino, recentemente indietreggiati rispetto alla linea del fronte a sud di Tripoli, da dove il signore della guerra dell’Est, Khalifa Haftar, sta tentando lo scacco matto per rovesciare il Governo di accordo nazionale (Gna), l’unico riconosciuto dall’Onu. I caccia sono arrivati in Libia da una base aerea in Russia, dopo aver transitato in Siria, dove “è stato valutato che sono stati ridipinti per mascherare la loro origine russa”, scrive AfriCom – smentendo tra l’altro una ricostruzione secondo cui si tratta di aerei già presenti sul territorio siriano o di proprietà di Damasco.

“La Russia sta chiaramente cercando di ribaltare il conflitto a suo favore in Libia. Proprio come visto fare in Siria, stanno espandendo la loro impronta militare in Africa usando gruppi mercenari supportati dal governo come Wagner”, ha affermato il generale dell’esercito americano Stephen Townsend, alla guida del comando Africa degli Stati Uniti. “Per troppo tempo la Russia ha negato la piena portata del suo coinvolgimento nel conflitto libico in corso. Bene, non si può negarlo ora. Abbiamo visto come la Russia ha pilotato ha guidato [il trasferimento di] jet di quarta generazione in Libia ad ogni passo. Né Lna (la milizia di Haftar, ndr) né le compagnie militari private possono armare, gestire e sostenere questi combattenti senza il sostegno statale; il sostegno che stanno ottenendo dalla Russia “.

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Mosca finora ha impiegato i contractor del gruppo Wagner per nascondere il suo ruolo diretto e permettere di poter offrire “plausible deniability alle sue azioni maligne”, scrive il Pentagono: “Il comando degli Stati Uniti in Africa valuta che le azioni militari di Mosca hanno prolungato il conflitto libico e aggravato le vittime e la sofferenza umana da entrambe le parti”.

“Il mondo ha sentito Haftar dichiarare che stava per scatenare una nuova campagna aerea. Saranno piloti mercenari russi che volano su aerei forniti dalla Russia a bombardare i libici”, ha detto Townsend.

È una dichiarazione netta e molto severa, che segue la scia del rinnovato interessamento americano al dossier prodotto dall’aumento del coinvolgimento russo. Nei giorni scorsi il dipartimento di Stato ha preso posizioni a favore del governo Gna di Tripoli (anche attraverso l’ambasciata in Libia) e ha criticato le azioni di Haftar, soprattutto colpevolizzando il ruolo russo,  ma senza citare quello analogo di Emirati Arabi UNiti, Egitto e in modo più sfumato Arabia Saudita e Giordania.

AfriCom sostiene che la Russia “non è interessata a ciò che è meglio per il popolo libico, ma sta invece lavorando per raggiungere i propri obiettivi strategici”, ossia costruire sfere di influenza profonde nel Mediterraneo: “Se la Russia si impadronisce della base libica, il prossimo passo logico è che dispiegheranno capacità permanenti A2AD (ossia anti-aeree, ndr) a lungo raggio”, ha dichiarato nel lungo comunicato il generale dell’aeronautica militare americana Jeff Harrigian, comandante delle forze aeree statunitensi in Europa e Africa.

“Se quel giorno arriverà, creerà preoccupazioni di sicurezza molto reali sul fianco meridionale dell’Europa”.

Il richiamo americano è severo, e riguarda tutti i partner del continente, nei confronti di un coinvolgimento – quello russo – che ha come fine ultimo destabilizzare la traiettoria che l’Occidente ha sempre sposato, ossia il dialogo intra-libico promosso dall’Onu.

Avvertimento a Bruxelles

La conclusione del comunicato è diretta a Bruxelles, probabilmente col fine di muovere l’unica preoccupazione che i Paesi europei hanno dimostrato riguardo al dossier: “Le azioni destabilizzanti della Russia in Libia aggraveranno anche l’instabilità regionale che ha guidato la crisi migratoria che colpisce l’Europa”.

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In questa guerra di mercenari, L’uomo forte della Cirenaica si è affidato anche alle milizie sudanesi Janjaweed, responsabili di crimini di guerra nel Darfur, e a milizie dell’opposizione ciadiana.

Quanto alla Turchia del presidente-sultano Recep Tayyp Erdogan,  grande protettore del premier tripolino Fayes al-Sarraj, per la sua campagna in Libia si affida in particolare ai mercenari della compagnia militare privata Sadat, etichettata da alcuni come “l’esercito ombra di Erdogan” in Libia, dove è attiva già dal 2012 (stesso anno in cui è stata fondata). Si tratta di gruppi di contractor formati da ex militari, con la benedizione dei servizi segreti turchi (Mit). Alla testa di Sadat è Adnan Tanriverdi, comandante in pensione dell’esercito, che ha specificato che la compagnia “fornisce sostegno e addestramento militare in 22 Paesi del mondo islamico e dell’Asia Centrale”. 

Il Sultano con il Tycoon

In Libia è tempo di nuove alleanze. Come quella stretta dal Sultano di Ankara, con l’inquilino della Casa Bianca: Donald Trump. A poche ore dalle bordate americane, Ankara è tornata ad accusare chi sostiene l’uomo forte della Cirenaica. “Haftar non ha alcuna legittimazione a rappresentare la Libia, ma purtroppo i Paesi del Golfo, la Russia e altri hanno interesse ad alimentare una escalation di violenza e dolore, perché credono nell’opzione militare. Ora è arrivato il momento di scaricare Haftar, che non è un alleato affidabile”, ha dichiarato Ibrahim Kalin, portavoce di Erdogan, ribadendo il sostegno della Turchia al presidente Fayez al -Sarraj.

“E’ necessaria una soluzione politica di lungo corso, che tenga conto dell’intera Libia, non solo di una parte della stessa. Haftar sta finanziando le sue operazioni militari con la vendita del petrolio dei territori che controlla”, ha concluso il portavoce.

Stati Uniti, Russia, Turchia, EAU, Egitto, Francia, Arabia Saudita, Qatar, Giordania. Se questa non è una guerra totale.

Domanda d’obbligo: ma qualcuno dalle parti di Palazzo Chigi (Conte), della Farnesina (Di Maio) o del ministero della Difesa (Guerini) se ne è reso conto?

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