Nunzio in Siria: "Il covid non faccia dimenticare l'inferno siriano e dei rifugiati"

La preoccupazione è stata espressa dal cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, alla presentazione del rapporto 2020 del Centro Astalli, branca italiana del Jesuit Refugee Service (Jrs).

Mario Zenari
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20 Maggio 2020 - 09.27


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Un appello a non dimenticare la guerra in Siria – “inferno, male di dolore, moderno calvario” – e l’auspicio che i rifugiati siriani che giungono in Italia trovino “concreta solidarietà” è stata espressa dal cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, alla presentazione del rapporto 2020 del Centro Astalli, branca italiana del Jesuit Refugee Service (Jrs).
“A gennaio Papa Francesco incontrando gli ambasciatori per gli auguri del nuovo anno parlando della Siria metteva in guardia da una coltre di silenzio che rischia di coprire una guerra che per un decennio ha devastato il paese”, ha detto Zenari in un video-messaggio.
“Dall’amata e martoriata Siria dove sono rappresentante del Papa da 11 ho il piacere di salutare tutti voi carissimi amici del Centro Astalli, e i tanti rifugiati che quotidianamente accompagnate”, ha detto il cardinale.
“Questa catastrofe è stata definita inferno, mare di dolore o moderno calvario. Oltre al grande numero di morti e feriti è una via dolorosa per molti siriani, una via dolorosa per 12 milioni di siriani tra sfollati interni e rifugiati, la metà della popolazione, che hanno dovuto abbandonare, spesso in fretta, le loro case, portando le poche masserizie o fuggendo con i pochi vestiti che avevano addosso. Una via dolorosa percorsa sotto la neve, le intemperie, la pioggia, percorsa da donne e bambini alcuni dei quali non ce l’hanno fatto”, ha sottolineato Zenari.
“Accanto a loro si sono trovati organizzazioni umanitarie e buoni samaritani come il Jrs”, ha detto il porporato.
“Auguro a chi è arrivato in Italia di sperimentare concreta e generosa solidarietà, solidarietà che, come ha ricordato Papa Francesco, è un ideale europeo. E ancora a proposito di solidareità Papa Francesco, parlando dell’epidemia, ha detto: Ci rendiamo conto che siamo tutti sulla stessa barca e se la barca fa acqua a Idlib in Siria è a rischio la sicurezza di tutti quanti”. E ancora: ‘Il Papa diceva: il Signore ci invita a risvegliare la solidarietà’: dalla via di Damasco – ha concluso il nunzio apostolico – un abbracico virtuale”.

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