Tutte le guerre dimenticate e la pandemia delle coscienze
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Tutte le guerre dimenticate e la pandemia delle coscienze

L’apocalisse umanitaria anticipa il Covid-29, e segnala la pandemia delle coscienze di una comunità internazionale succube, silente, complice di veri e propri crimini contro l’umanità.

Guerra in tempo di pandemia
Guerra in tempo di pandemia
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

29 Aprile 2020 - 16.13


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Cancellate. Dimenticate. Come se le armi fossero state messe a tacere in un mondo che, potenza del virus, si scopre d’incanto unito e “pacificato”: tutti sulla stessa barca globale, tutti uniti nell’unica guerra di cui l’insopportabile retorica di questi tempi pandemici ammette l’esistenza: la “guerra” al Covid-19.
Una narrazione che falsifica la realtà, mistifica la storia. Di più: la retorica bellicista (“Le nostre munizioni sono le mascherine”) diviene funzionale al tentativo, in gran parte riuscito, di narcotizzare le menti, e le “penne”, facendo calare una coltre d’oblio su guerre che continuano a mietere vittime, che ingrossano l’”esercito” degli sfollati, che trasformano popoli e comunità in una moltitudine di esseri umani senza identità né futuro. Non solo il mondo ai tempi del Coronavirus non è “pacificato” – con buona pace dell’accorato appello, caduto nel vuoto, del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterrres per un cessate-il-fuoco globale- ma questo mondo, il nostro mondo è ancor più diseguale, ingiusto, segnato da guerre, pulizie etniche, disastri ambientali, sfruttamento disumano. Siria, Iraq, Yemen, Libia, Gaza, Libano, Afghanistan, Niger, Nigeria, Somalia, Ciad, Camerun: la mappa dei conflitti e dell’oppressione abbraccia continenti, unendoli in una lunga linea rossa. Rosso sangue. Si muore sotto le bombe, anche made in Italy come in Yemen, si muore per fame, per stenti, perché gli ospedali, in Siria, in Yemen, a Gaza, sono stati rasi al suolo o impossibilitati ad affrontare emergenze come quella del Coronavirus. E a pagarne il prezzo più alto sono i più indifesi tra gli indifesi: i bambini. Nessuno dica “non sapevo”. Perché si contano ormai a decine, centinaia, i rapporti di organizzazioni umanitarie, di agenzie delle Nazioni Unite, che documentano una mattanza di innocenti che non ha fine né confini.

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L’apocalisse umanitaria anticipa il Covid-29, e segnala la pandemia delle coscienze di una comunità internazionale succube, silente, complice di veri e propri crimini contro l’umanità. Quanta insopportabile ipocrisia si cela dietro i leader europei che plaudono alle parole di Papa Bergoglio, salvo poi comportarsi come se quegli appelli, quelle denunce di Francesco, non li riguardassero.
Molte delle guerre in corso, una per tutte, la Libia, sono guerre per procura, come lo è stata quella in Siria. Haftar, Sarraj, Assad, sono solo i burattini manovrati da lontano, da zar, generali, rais, cancellieri, sultani, che perseguono solo un obiettivo: realizzare i propri disegni di potenza. E così milioni di disperati diventano “armi” di ricatto in mano a Gendarmi delle nostre frontiere esterne (Erdogan docet): se non volete (Europa) che apriamo i rubinetti e vi inondiamo di milioni di profughi, migranti, rifugiati, non dovete far altro che pagare. E chiudere gli occhi di fronte allo scempio di diritti e di libertà perpetrati da autocrati senza scrupoli, in Turchia, in Egitto, e l’elenco potrebbe proseguire a lungo. Ma di questi crimini non si deve parlare per non distogliere l’attenzione dalla madre di tutte le battaglie: quella virale.

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Ma questi crimini esistevano prima, esistono oggi, ed esisteranno anche nel mondo post-Coronavirus. E continueranno ad esserci vittime e carnefici, oppressi e oppressori, sfruttati e sfruttatori. Scegliere con chi stare è un dovere a cui non possiamo, non dobbiamo sottrarci, se vogliamo, davvero, “restare umani”.

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