Kellyanne Conway, la consigliera di Trump che attacca l'Oms ma non sa cosa sia Covid-19

Padre irlandese, madre italiana per difendere il suo capo ha detto: “Stiamo parlando del COVID-19, non del COVID-1, quindi chi lavora all’OMS dovrebbe ormai esserne venuto a capo"

Trump e Kellyanne Conway
Trump e Kellyanne Conway
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Giuseppe Costigliola Modifica articolo

16 Aprile 2020 - 09.42


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Se c’è una cosa che abbiamo imparato di questo Coronavirus che sta mettendo il mondo in ginocchio, tra le mille teorie e chiacchiere che gli vorticano intorno creando un’immensa nube di confusione, è il nome che gli è stato dato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: COVID-19. Tale sigla è stata scelta sulla base delle linee guida stabilite nel 2015 per definire le nuove malattie infettive, ed è così composta: “CO” sta per “Corona”, “VI” per “virus” e “D” per “disease”, il termine inglese per “malattia”. Il “19” indica l’anno della sua identificazione, il 2019.
Ora, con un certo sgomento abbiamo appreso che questa banale nozione, a tutti accessibile, non è nota a Kellyanne Conway. A noi italiani il nome di questa donna dice poco, ma si tratta di uno dei più influenti consiglieri del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Laureata in giurisprudenza, di padre irlandese e madre italiana, la cinquantatreenne Conway si è fatta strada nel sottobosco politico americano conservatore con attività figlie del nostro triste tempo, come specialista in sondaggi e di indagini di mercato. Mettendo a frutto il suo know-how, si è abilmente creata un’immagine pubblica come commentatrice politica, apparendo a piè sospinto nelle varie emittenti televisive che costellano l’universo mediatico americano. Questa attività l’ha portata sempre più vicino al gotha politico, ed ha affiancato in varie vesti potenti personaggi repubblicani, come Ted Cruz, Dan Quayle e l’attuale vicepresidente americano, Mike Pence. Ma è l’amicizia con Donald Trump (la Conway ha abitato nella Trump World Tower dal 2001 al 2008) a lanciarla nell’empireo. Nel 2013 conduce per lui dei sondaggi privati, quando Trump accarezzava l’idea di concorrere alla carica di Governatore di New York. Alle primarie presidenziali del 2016 lavora per il candidato repubblicano Ted Cruz, e dopo il ritiro di questi Trump la insedia a capo della squadra che gestisce la sua campagna elettorale. Una volta eletto Presidente, la fa entrare nella sua amministrazione nominandola sua consulente (22 dicembre 2016), mentre nel novembre del 2017 le affida la sovrintendenza (ignoriamo con quali competenze, visto il curriculum) dei gruppi di lavoro alle dipendenze della Casa Bianca costituiti per contrastare il drammatico uso e abuso degli oppiacei che devasta gli Stati Uniti. Ad oggi, la Conway risulta tra i più stretti collaboratori e agguerriti difensori di Donald Trump.
Ora, durante un’intervista a Fox News, nel tentativo di motivare e difendere la scellerata scelta del presidente americano di tagliare i fondi all’Organizzazione Mondiale della Sanità, Kellyanne Conway si è scagliata contro l’OMS, incolpandola di non aver saputo gestire l’emergenza, con queste parole: “Stiamo parlando del COVID-19, non del COVID-1, quindi chi lavora all’OMS dovrebbe ormai esserne venuto a capo”.
Dunque, la geniale Kellyanne è convinta che siamo alla diciannovesima edizione del Coronavirus, e che quei perdigiorno dell’OMS che si trastullano coi soldi americani non hanno capito un accidente dei 18 precedenti Covid che hanno colpito il pianeta Terra.
Una tale topica, una simile patente ignoranza non sarebbe neanche degna d’un articolo, se non fosse che viene da uno dei più stretti ed ascoltati consulenti del Presidente degli Stati Uniti. Che, da parte sua, durante il suo mandato di uscite demenziali e strafalcioni ne ha collezionati a bizzeffe.
Kellyanne Conway non è nuova a critiche feroci rivoltele da vari commentatori nel suo Paese. Come è accaduto il 2 febbraio 2017, quando, in un’intervista con Chris Matthews all’emittente televisiva MSNBC, ha giustificato l’ordine esecutivo di Trump che vietava l’ingresso negli Stati Uniti da sette paesi a maggioranza islamica con un mai verificatosi “Massacro di Bowling-Green”, una strage di sua invenzione che avrebbe avuto luogo nel 2011, ad opera di due cittadini iracheni.
O ancora, sempre per difendere a spada tratta il suo paladino, quando all’indomani dell’inaugurazione presidenziale giustificò le falsità e le invenzioni dell’addetto stampa della Casa Bianca, Sean Spicer, definendoli “fatti alternativi”.
Un tempo, consimili personaggi sarebbero stati presi a calci nel sedere, finendo sepolti dalla loro stessa malafede, idiozia e ignoranza. Oggigiorno, governano il mondo. Con geni della politica di tale fatta, con i loro altrettanto geniali consiglieri e consulenti, il Coronavirus ha la strada spianata. Con buona pace dei morti.

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