Migranti, l'Europa muore a Idlib e a Lesbo
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Migranti, l'Europa muore a Idlib e a Lesbo

Per sfuggire alle violenze, molte famiglie si sono riversate nei campi profughi a nord di Idlib che ad oggi risultano più che raddoppiati rispetto al 2017 in termini di dimensioni e di sovraffollamento

Migranti a Lesbo
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

4 Marzo 2020 - 16.56


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Quasi un milione di persone, di cui più della metà bambini, sono costretti a fuggire dalle loro case a causa dell’escalation del conflitto a Idlib, in Siria. Più del 45% del territorio del governatorato viene così abbandonato. Luoghi in cui un terzo delle abitazioni e delle infrastrutture civili sono state danneggiate, rendendo impossibile per le famiglie, il rientro nel prossimo futuro. È lo scenario che emerge da una inedita analisi delle immagini satellitari di Idlib, prima e dopo il conflitto, diffusa da Save the Children, Harvard Humanitarian Initiative e World Vision, a pochi giorni dal nono anniversario dell’inizio del conflitto in Siria, che cade esattamente il prossimo 15 marzo.

Fuga disperata

Per sfuggire alle violenze, molte famiglie si sono riversate nei campi profughi a nord di Idlib – che ad oggi risultano più che raddoppiati rispetto al 2017 in termini di dimensioni e di sovraffollamento – e vivono in condizioni sempre precarie in aree precedentemente destinate alle attività agricole. I bambini – sottolineano nell’analisi le Organizzazioni – sono le prime vittime dell’escalation del conflitto in corso a Idlib, la peggiore crisi umanitaria nella Siria nord-occidentale in questi nove anni. Solo lo scorso gennaio, almeno 77 bambini sono stati uccisi o sono rimasti feriti nel nord-ovest del Paese, mentre il 25 febbraio, 10 scuole e asili sono stati bombardati a Idlib provocando la morte di 9 bambini e il ferimento di altre decine. A questi si aggiungono i circa 280 mila bambini in età scolare nella zona la cui possibilità di studiare e andare a scuola è gravemente pregiudicata. Le immagini satellitari sono state analizzate dal Signal Program dell’Harvard Humanitarian Initiative e mostrano come diverse aree a sud e a est del governatorato di Idlib siano state gravemente danneggiate dall’offensiva.   Altre immagini mostrano invece due campi profughi nell’area settentrionale di Idlib le cui dimensioni sono aumentate rispettivamente del 100% e del 177% dal 2017. I campi, sia quelli formali che quelli informali, si stanno infatti diffondendo su quelle che precedentemente erano porzioni di terra destinate all’agricoltura. In entrambi i campi analizzati, la densità di popolazione risulta notevolmente aumentata tra il 2018 e il 2019, con picchi significativi nell’ultimo anno. “I bombardamenti implacabili hanno praticamente svuotato gran parte di Idlib nel giro di poche settimane, con conseguenze catastrofiche per centinaia di migliaia di bambini e di donne. Mezzo milione di bambini sono stipati in campi e rifugi di fortuna al confine con la Turchia senza accesso a beni essenziali e alla possibilità di condurre una vita dignitosa: non hanno un luogo caldo dove dormire, né acqua pulita, né cibo nutriente e non possono neanche studiare. Le famiglie sono ormai arrivate al limite e i nostri partner sul campo devono confrontarsi ogni giorno con gli enormi bisogni della popolazione. Senza una vera de-escalation, il decimo anno del conflitto in Siria rischia di essere uno dei più sanguinosi. Il mondo non può continuare a restare a guardare e aspettare mentre i bambini vengono uccisi, feriti e sono costretti a fuggire”, dichiara Sonia Khush, direttrice di Save the Children in Siria. 

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“Abbiamo esaminato le immagini dal 2017 al 26 febbraio di quest’anno, analizzando i mutamenti sia nelle aree colpite dagli attacchi che in quelle in cui si sono riversate le popolazioni in fuga. In questo periodo, alcune aree sembrano essere state rese in gran parte inabitabili, con infrastrutture chiave e aree densamente popolate colpite dai bombardamenti aerei e dai combattimenti via terra. Non possiamo determinare in modo accurato le aree abitabili e le terre svuotate solo attraverso l’analisi delle immagini del satellite, tuttavia la fuga di massa della popolazione e la distruzione di aree precedentemente abitate mostrano che la crisi umanitaria si è di fatto aggravata e che un terzo di una popolazione di oltre 3 milioni di abitanti si è spostata in soli tre mesi”, spiega Caitlin Howarth, del Signal Program dell’Harvard Humanitarian Initiative.

Le testimonianze

“Abbiamo lasciato la nostra casa per sfuggire agli attacchi, siamo partiti in macchina e siamo venuti qui. Non siamo riusciti a trovare un posto dove stabilirci. Siamo stati prima in una moschea, poi ci hanno portato qui. Tutti i miei amici se ne sono andati e non è rimasto nessuno nella mia città. Hanno ucciso tutti lì”, è la testimonianza di Othman, 9 anni, che con la sua famiglia ora vive in un campo profughi. 

Fadi ha 15 anni e ha perso il braccio in un bombardamento. E’ dovuto fuggire dal suo villaggio: “Gli attacchi sono stati molto violenti. Siamo fuggiti senza poter portare niente con noi se non materassi, coperte e alcuni vestiti. Quando ho perso il braccio, mi sentivo come se fossi morto. Ora, con mio fratello, trasporto mattoni con un solo braccio pur di aiutare economicamente la mia famiglia”.

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Save the Children e World Vision invitano tutte le parti in guerra a rispettare il diritto internazionale umanitario e i diritti umani. “I bambini che vediamo quotidianamente in Siria sono affamati, hanno freddo e stanno soffrendo a causa di quello che stanno vivendo. Molti di quelli che ora vivono a Idlib provengono da altre parti della Siria e non hanno conosciuto altro che guerra e fughe nelle loro brevi vite. Bambine e bambini di cinque o sei anni che sono in grado di riconoscere ogni tipo di bomba dal rumore che fa, ma che in alcuni casi riescono a malapena a scrivere il loro nome perché non hanno avuto la possibilità di studiare. Nessun bambino dovrebbe mai essere costretto a vivere la sofferenza e lo sconvolgimento che stanno subendo i bambini siriani. Stiamo lavorando per garantire loro ciò di cui hanno bisogno ma non smetteremo mai di ripetere che solo la fine delle ostilità potrà fermare tutto questo”, dice  Johan Mooij, direttore della risposta all’emergenza siriana di World Vision.

La denuncia di Oxfam

La vita di migliaia di siriani in fuga da guerra e persecuzioni, continua ad essere usata come merce di scambio di un assurdo gioco delle parti, in cui Unione Europea e Grecia per primi, senza nessuna giustificazione, non vogliono assumersi le proprie responsabilità. E’ la denuncia diffusa da Oxfam, di fronte a quanto sta avvenendo al confine greco-turco.Non esiste alcune giustificazione per la decisione di lasciare migliaia di uomini, donne e bambini in fuga da un conflitto atroce, che in quasi nove anni ha causato centinaia di migliaia di vittime e oltre 5.5 milioni di profughi fuori dalla Siria, intrappolati in una terra di nessuno senza cibo, riparo e cure mediche. – afferma  Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – La Ue invece di sostenere la politica di respingimento attuata dalla Grecia, dovrebbe ricordarsi dei propri obblighi di difesa dei diritti umani fondamentali, garantendo la sicurezza e la protezione di chi ha perso tutto”. 

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Bloccati per almeno un mese

In questo momento a preoccupare ulteriormente è l’annuncio del governo greco di non voler accettare nessuna richiesta di asilo per un mese. “Questa situazione, ricorda la disastrosa politica che ha portato all’accordo tra Ue e Turchia– continua Pezzati – Un accordo vergognoso e inaccettabile, che ha trattato centinaia di migliaia di disperati come pedine in un cinico calcolo politico. I loro diritti sono passati in secondo piano, in palese violazione del diritto internazionale e comunitario. Per questo chiediamo con forza che la Grecia e i suoi partner europei collaborino, accogliendo e garantendo un futuro ai profughi siriani al confine greco; che gli Stati membri della Ue lavorino per trasferire quanto prima i bambini e i profughi più vulnerabili dalla Grecia, ridistribuendoli in altri Paesi europei.  Una condivisione di responsabilità tra Grecia e Ue che allo stesso tempo deve portare a un immediato miglioramento delle condizioni disumane in cui sono costretti a sopravvivere i migranti intrappolati sulle isole greche. Muovendosi prima possibile per trasferimenti sulla terraferma”.

Oxfam lancia un appello urgente affinché tutti gli Stati europei rispettino la lettera e lo spirito della Convenzione sui rifugiati.  “Fino a quando l’Unione continuerà ad anteporre interessi di parte al rispetto dei diritti e alla dignità degli esseri umani, non potrà svolgere con efficacia un ruolo di leader come attore umanitario nel contesto internazionale. Lo spirito alla base dell’idea di Europa unita – già messo in discussione dalla gestione delle politiche migratorie in questi ultimi 5 anni – sta morendo al confine tra Grecia e Turchia. La mera difesa dei confini sta ancora una volta vincendo su ogni spirito di umanità, mentre bambini innocenti continuano a morire in mare, come successo nei giorni scorsi nell’ennesima tragedia che continua a non smuovere le coscienze dei leader europei”, conclude Pezzati. Dice Filippo Grandi, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati: “Abbiamo fatto appello alla moderazione e a non usare la forza contro i rifugiati e i migranti”.

Appelli accorati, testimonianze sconvolgenti, denunce documentate, video  drammatici. Nessuno può dire “Non sapevo”. L’Europa muore a Idlib e Lesbo.

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