Coronavirus, 56 morti e 2000 contagiati: la Cina in emergenza, caso sospetto a Vienna
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Coronavirus, 56 morti e 2000 contagiati: la Cina in emergenza, caso sospetto a Vienna

A Wuhan, Xi'an, Pechino, e Tianjin trasporti e mezzi pubblici sono bloccati. Annullati tutti i festeggiamenti per il capodanno cinese, i due Disneyland di Shangai e Hong Kong chiusi.

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26 Gennaio 2020 - 10.21


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Il numero dei morti aumenta di giorno in giorno e il bilancio è arrivato a 56: il Coronavirus ha ormai infettato 2000 persone in tutta la Cina, con una velocità preoccupante. Ben 15 persone sono morte nelle ultime 24 ore e nello stesso periodo di tempo si sono registati oltre 600 nuovi casi. 
La Cina si blinda
Il principale focolaio rimane Wuhan. E la Cina continua a blindarsi per evitare il diffondersi del contagio: le persone in arrivo alle stazioni ferroviarie di Shantou saranno sottoposte a screening e invitate a tornare indietro. Autobus, traghetti e qualunque trasporto pubblico è fermo, non solo a Wuhan ma anche a Xi’an, una città di 10 milioni di abitanti, a Pechino e a Tianjin. 
A Hong Kong Disneyland è stato chiuso e anche il parco divertimenti di Shangai è fermo. Lo ha annunciato la società di gestione precisando che la chiusura, in atto da oggi, durerà fino al giorno seguente a quello in cui le autorità dichiareranno conclusa l’emergenza virus. “Come misura precauzionale in linea con gli sforzi di prevenzione in atto a Hong Kong, stiamo temporaneamente chiudendo il parco Disneyland di Hong Kong per motivi di salute e per la sicurezza dei nostri ospiti e dei membri del cast”, ha dichiarato il parco in una nota.
Il ministro della Sanità della Cina, Ma Xiaowei, ha affermato che la capacità di diffusione del coronavirus sembra diventare più forte e che non sono ancora chiari i rischi della sua mutazione. In una conferenza stampa, Ma ha affermato che il periodo di incubazione è tra 1 e 14 giorni ed è probabile che il numero di casi continui ad aumentare. 
Mascherine prima di entrare in chiesa, niente acqua santa all’ingresso, microfoni ripuliti subito dopo il loro uso, nello scambio della pace si annuisce con la testa ma nessuna stretta di mano e soprattutto il sacerdote deve lavarsi le mani prima e dopo l’Eucarestia, usare mascherine chirurgiche e posizionare l’ostia “delicatamente sul palmo della mano” evitando il più possibile il contatto fisico diretto. La diocesi di Hong Kong prende le contromisure per evitare la diffusione del coronavirus in vista delle celebrazioni delle messe domenicali di oggi. Lo scrive il Sir. “Tutti i sacerdoti, il personale cerimoniale e i membri della chiesa devono seguire queste linee guida per garantire il benessere pubblico e ridurre al minimo la possibilità che il nuovo virus si diffonda nella comunità”, è l’invito della diocesi che chiede anche di tenere aperte porte e finestre delle chiese per consentire, raccomanda di pulire regolarmente i pavimenti della Chiesa, inginocchiatoi e stanze delle confessioni.
Caso sospetto a Vienna
C’è un caso sospetto di coronavirus a Vienna. Si tratta di un’assistente di volo cinese che il 24 gennaio è arrivata nella capitale austriaca e che nei giorni precedenti è stata a Wuhan. La donna si trova ora in isolamento nell’ospedale Kaiser Franz Josef dopo essere stata ricoverata ieri sera con sintomi influenzali. “Non possiamo escludere che si tratti di coronavirus”, comunica il direttore medico degli ospedali viennesi Michael Binder in una nota. Le analisi, che saranno effettuate all’Istituto di virologia dell’università di Vienna, sono attese entro 48 ore. Nel frattempo vengono controllate anche le persone che a Vienna sono state in contatto con l’assistente cinese prima del suo ricovero. “Non c’è motivo di preoccupazione, gli ospedali viennesi sono preparati al meglio a situazioni del genere”, ribadisce l’assessore comunale alla sanità Peter Hacker.
Il vaccino
Sono almeno cinque i team internazionali coinvolti nell’impresa di mettere a punto un vaccino contro il nuovo virus cinese, con l’obiettivo di ottenere il prima possibile quello che normalmente richiede almeno due o tre anni di lavoro. I primi test sull’uomo potrebbero arrivare in tempi record, “meno di tre mesi, a fronte dei 20 del vaccino sperimentale per la Sars”. A dirlo è uno dei massimi esperti di immunologia, Anthony S. Fauci, direttore dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive (Niaid) del National Institutes of Health, l’agenzia del governo degli Stati Uniti responsabile della ricerca e della salute pubblica.

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