L'Onu ancora contro il decreto sicurezza bis: "Salvare vite umane è un obbligo"
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L'Onu ancora contro il decreto sicurezza bis: "Salvare vite umane è un obbligo"

 L’Unhcr, l`Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha chiesto all’Italia di "riconsiderare" il decreto sicurezza bis, un "che penalizzerebbe i soccorsi in mare nel Mediterraneo centrale".

Migranti accolti dall'Unhcr
Migranti accolti dall'Unhcr
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12 Giugno 2019 - 17.12


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Norme liberticide e da stato di polizia. E a poco servono le risposte maleducate del’Italia, perché il la sostanza non cambia: si tratta di una forma di autoritarismo reazionario che comprime le libertà individuali e i diritti umani.
 L’Unhcr, l`Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, chiede all’Italia di “riconsiderare” il decreto sicurezza bis, un “decreto che penalizzerebbe i soccorsi in mare nel Mediterraneo centrale”.
L’Unhcr, infatti, ha espresso “preoccupazione per l’approvazione da parte del governo italiano di un nuovo decreto contenente anche diverse disposizioni che potrebbero penalizzare i soccorsi in mare di rifugiati e migranti nel Mediterraneo centrale, compresa l’introduzione di sanzioni finanziarie per le navi delle Ong ed altre navi private impegnate nel soccorso in mare”.
Perché – ricorda l’Agenzia delle Nazioni Unite – “salvare vite umane costituisce un imperativo umanitario consolidato ed è anche un obbligo derivante dal diritto internazionale” e “nessuna nave o nessun comandante dovrebbe essere esposto a sanzioni per aver soccorso imbarcazioni in difficoltà e laddove esista il rischio imminente di perdita di vite umane”.
“In una fase in cui gli Stati europei si sono per lo più ritirati dalle operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale, le navi delle Ong sono più cruciali che mai”, ha dichiarato Roland Schilling, rappresentante per il Sud Europa, avvertendo: “Senza di loro, altre vite saranno inevitabilmente perse”.
L’Unhcr è inoltre “preoccupata per il fatto che il decreto possa avere l’effetto di penalizzare i comandanti che rifiutano di far sbarcare le persone soccorse in Libia”.
L’Unhcr infatti ribadisce ancora una volta che la Libia non è un porto sicuro: “Alla luce della situazione di sicurezza estremamente volatile, delle numerose segnalazioni di violazioni di diritti umani e dell`uso generalizzato della detenzione nei confronti delle persone soccorse o intercettate in mare, nessuno dovrebbe essere riportato in Libia”.
L’Unhcr ribadisce anche la necessità che non sia solo uno Stato a farsi carico dei migranti: “Il rafforzamento delle capacità di ricerca e soccorso, in particolare nel Mediterraneo centrale, deve essere accompagnato da un meccanismo regionale volto ad assicurare procedure di sbarco rapide, coordinate, ordinate e sicure. La responsabilità per i rifugiati e i migranti soccorsi in mare deve essere condivisa tra tutti gli Stati che li accolgono, invece di ricadere su uno o due”.
Infine l’appello: “L`Unhcr chiede al governo italiano di rivedere il decreto e al parlamento di modificarlo, mettendo al centro la protezione dei rifugiati ed il salvataggio di vite umane”.

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