Storia di Vox, il partito franchista-fascista spagnolo che piace alla Lega di Salvini

Il vicepremier li corteggia in vista delle europee, anche se sono molti i punti che li separano. A partire dalla questioni identitarie del terrritorio e alle rivendicazioni di autonomia regionale

Santiago Abascal e Salvini
Santiago Abascal e Salvini
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30 Aprile 2019 - 08.08


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Per la prima volta dopo la fine della dittatura di Francisco Franco, un partito di estrema destra entra nel Parlamento nazionale spagnolo, dopo aver esordito in quello andaluso nelle ultime elezioni nella Regione. L’ultimo rappresentante dell’estrema destra nel Parlamento nazionale era stato Blas Pinar Lopez, gerarca franchista che aveva poi fondato il partito Fuerza Nueva, per il quale era stato deputato dal 1979 al 1982.

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Vox, che ora gli ‘ex nordisti’ italiani di Matteo Salvini’corteggiano’ in vista delle future alleanze dopo il voto europeo del 26 maggio, è, in realtà una nuova formazione politica i cui ideali fondativi mal si conciliano con quelli della Lega, da sempre vicina alle istanze identitarie del territorio e alle rivendicazioni di autonomia regionale.

Il partito spagnolo, infatti, nacque nel 2014 per iniziativa di membri del Partito Popolare che a quest’ultimo rimproveravano un approccio troppo morbido verso le istanze separatiste basche e catalane. Successivamente guidato da Santiago Abascal, Vox ha nel suo programma una riscrittura della Costituzione spagnola volta ad azzerare l’autonomia dei Parlamenti regionali. Qualche mese fa il partito si è addirittura costituito parte civile nel processo ai dirigenti catalani che tentarono pacificamente la strada indipendentista attraverso il Referendum.

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Nei giorni scorsi, Salvini, con un tweet, ha inviato i suoi auguri ad Abascal, auspicando un’affermazione di Vox alle politiche di ieri. “Spero di avere gli amici di Vox alleati nell’Europa che stiamo costruendo, conto ci siano anche loro”, ha poi ribadito oggi. “Molti definiscono Vox di estrema destra, ma questa è l’etichetta del politicamente corretto. Io, invece, penso l’identità di destra e di sinistra. Anche quello spagnolo è un voto di cambiamento”, ha spiegato. Considerate Vox un partito amico? “Sì, poi certo ognuno ha le sue differenze. Loro sono spagnoli, noi italiani. Quindi noi non scimmiottiamo gli spagnoli, i francesi o gli austriaci”, ha concluso.

Vox esordì alle elezioni europee del 2014 ottenendo 246.833 voti (1,57%), che non bastarono per raggiungere Strasburgo ma fecero esultare i sovranisti, entusiasti del successo di parole d’ordine che facevano riferimento alla difesa dei confini di migranti e dell’identità cristiana. Alle elezioni comunali nel 2015 in centinaia di città, e in tutta la Spagna era riuscito a eleggere solo 22 consiglieri e due sindaci, nei piccoli centri di Cardenuela Riopico (Burgos) e Barruelo del Valle (Valladolid).

Ma negli ultimi mesi Vox è sembrato esercitare una maggior forza attrattiva e ha conquistato due città di media importanza, grazie all’adesione di sindaci che erano stati eletti con i popolari a Navares de las Cuevas (Segovia) e a Guadiana del Caudillo (Badajoz).

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Lo ‘sguardo’ leghista verso la Spagna, anche nell’era della svolta nazionale impressa da Salvini, a partire dal 2013, è sempre stato puntato verso altri lidi. E tutti i leader che si sono succeduti alla guida del partito di via Bellerio, da Umberto Bossi a Roberto Maroni fino a Salvini, hanno sempre guardato all’esempio e sostenuto la ‘causa catalana’. A partire dal 1996, in piena fase ‘secessionista’, Bossi cercò di coltivare il rapporto con la Esquerra Republicana de Catalunya di Angel Colom e Pilar Rahola.

Mentre, in anni più recenti, nel 2014, l’allora governatore lombardo Roberto Maroni fu ricevuto dal presidente della Generalitat catalana, Artur Mas, a Barcellona. Ma la maggioranza del movimento separatista catalano, che si trattasse di Erc o di Convergenza e Unione di Mas, ha sempre mantenuto le distanze dai leghisti italiani.

Malgrado ciò le espressioni di sostegno della Lega all’indipendentismo della Catalogna sono una costanza nella storia di via Bellerio, fino a tempi più recenti. A marzo del 2018, Salvini disse che l’arresto dell’ex presidente catalano, Carles Puigdemont, in Germania era la prova della sconfitta dell’Unione europea: “Mandare in galera un rappresentante del popolo, come sta accadendo con Puigdemont, è inaccettabile.

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I problemi si risolvono con il dialogo e rispettando la volontà del popolo, non con le manette”. Nel 2013, nei giorni della catena umana dell’11 settembre 2013, Salvini scrisse su Facebook che si considerava un “cittadino della Catalogna”. “Sono sicuro che il vento della libertà non si fermera’”, disse.

 
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