Due anni dopo i lager per gay in Cecenia la Russia non ha trovato nessun responsabile
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Due anni dopo i lager per gay in Cecenia la Russia non ha trovato nessun responsabile

La denuncia di Amnesty International: "la Russia non vuole trovare i responsabili a causa dell'omofobia di Stato"

Repressione gay in Cecenia
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1 Aprile 2019 - 17.48


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L’omofobia di stato della Russia ha permesso che non si trovasse nessun responsabile per i vergognosi campi di concentramento per omosessuali in Cecenia: lo riferisce Amnesty International, che per voce di Marie Struthers, direttrice di Amnesty per l’Europa orientale e l’Asia centrale, afferma che “due anni dopo l’ondata mondiale d’indignazione provocata dalla ‘purga contro gli omosessuali’, è evidente che gli autori l’abbiano fatta franca grazie all’omofobia di stato e all’impunità di cui beneficiano coloro che commettono violazioni dei diritti umani in Cecenia”.
Nel frattempo, le autorità continuano a non proteggere Igor Kochetkov, difensore dei diritti delle persone Lgbti, tra i protagonisti con la sua Rete russa Lgbti della denuncia della violenta repressione del 2017, che ha recentemente ricevuto minacce di morte.
Il 29 gennaio scorso è circolato sui social media un video contenente minacce e insulti nei suoi confronti. Quando Kochetkov ha sporto denuncia contro l’autore del video, la polizia gli ha suggerito di chiamare un numero d’emergenza e non è stata aperta alcuna indagine. “Lo scioccante disprezzo per la vita e per la dignità umana ha raggiunto un nuovo picco con la decisione delle autorità di non svolgere indagini sulle minacce ricevute da Kochetkov”, ha commentato Struthers.
“La settimana scorsa tuttavia c’è stato un raro sviluppo positivo: un tribunale di San Pietroburgo ha dichiarato illegale la mancanza d’azione della polizia”, ha proseguito Struthers.
“Chiediamo alle autorità russe di dare immediatamente seguito a questa sentenza e di condurre indagini esaurienti e approfondite sulle minacce contro Kochetkov e i crimini denunciati dalla Rete russa Lgbti”, ha concluso.
Su questi temi domani una delegazione di Amnesty International Italia sarà ricevuta in audizione dalla Commissione straordinaria diritti umani del Senato.

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