La Romania alle urne per il referendum della vergogna: vietare i matrimoni omosessuali
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La Romania alle urne per il referendum della vergogna: vietare i matrimoni omosessuali

Si vota domani e domenica: molto ha fatto la chiesa ortodossa romena, che ha finito per insinuarsi nelle scuole per fare propaganda

Una bambina a una manifestazione contro i gay
Una bambina a una manifestazione contro i gay
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5 Ottobre 2018 - 19.14


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Ogni giorno, ogni ora, il mondo in cui viviamo diventa un poco più oscuro: a essere protagonista dell’ennesimo, demoralizzante tentativo di rovinare la vita delle persone, in questo caso omosessuali, è la Romania, dove sabato e domenica si terrà un referndum per cambiare la Costituzione e per riconoscere, come unico matrimonio valido, quello “tra un uomo e una donna” e non più tra “coniugi”, come è scritto adesso.

La consultazione é stata approvata nelle scorse settimane dal Senato a Bucarest, dopo che tre milioni di cittadini avevano firmato una petizione chiedendo l’emendamento costituzionale contro il matrimonio omosessuale. E la Corte costituzionale aveva successivamente dato il suo via libera. Per la validità del referendum é richiesta una affluenza alle urne di almeno il 30%. La domanda alla quale gli elettori dovranno rispondere barrando la casella del si’ o del no e’ la seguente: “siete d’accordo con la legge di revisione della Costituzione della Romania nella forma adottata dal Parlamento?”. Un quesito posto probabilmente non nella maniera piu’ chiara, soprattutto per gli aventi diritto che vivono nelle retrograde zone rurali del Paese balcanico, ma sostanzialmente tendente al divieto delle unioni tra persone dello stesso sesso e che va nella direzione opposta a quella presa in tutti gli altri Stati europei, nella maggior parte dei quali si riconosce l’unione civile delle coppie omosessuali.

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A difendere, seppur indirettamente, la mozione anti-gay è stata proprio la premier socialdemocratica Viorila Dancila, con l’ovvio appoggio della Chiesa ortodossa romena, che si è insinuata addirittura nelle scuole per difendere il concetto di matrimonio eterosessuale. Alle critiche che le hanno rivolto gli altri leader socialisti europei, la premier ha risposto sostenendo che il suo partito guarderà da spettatore il referendum, una spiegazione che mal si sposa sia con l’ordinanza d’urgenza con cui l’esecutivo lo ha organizzato in fretta e furia, sia con le parole di molti dei rappresentanti del partito socialdemocratico a sostegno del voto favorevole. Il costo totale per lo svolgimento del referendum é di 35 milioni di euro ed é anche questa cifra, oltre al fatto che la legislazione non prevede lo svolgimento dell’esercizio referendario spalmato su due giorni, che ha suscitato vibranti polemiche tra le forze politiche in un Paese che, tra gli altri problemi, ha solo 776 chilometri di autostrade (dei quali 100 ereditati dal regime comunista  caduto nel 1989), fatiscenti strutture ospedaliere e che dunque, secondo le forze di opposizione, avrebbe cose ben piu’ importanti da risolvere. Ma é soprattutto un referendum che conferma ancora una volta le grandi difficoltà che gli omosessuali affrontano nella società romena, dove non sono rari i casi di aggressione anche fisica ai danni della popolazione Lgbt. Sia domani che domenica le urne in Romania resteranno aperte dalle 7 alle 21 locali (6-20 italiane).

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