La figlia di Ronald Reagan rivela: anche io fui violentata da Kavanagh
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La figlia di Ronald Reagan rivela: anche io fui violentata da Kavanagh

Patti Davis, scende in campo per difendere Christine Blasey Ford, l'accusatrice del giudice della Corte Suprema nominato da Trump

Patti Davis e la mamma Nancy Reagan
Patti Davis e la mamma Nancy Reagan
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22 Settembre 2018 - 15.24


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Una rivelazione che suona come una mazzata sulle scelte di Trump: anche la figlia di Ronald Reagan, Patti Davis, scende in campo per difendere l’accusatrice di Brett Kavanagh, il giudice della Corte Suprema nominato da Donald Trump, e rivela, in un articolo sul Washington Post, che anche lei, 40 anni fa, è stata aggredita e violentata, ma per moltissimi anni non ha avuto il coraggio di parlarne con nessuno.
“Non l’ho raccontato a nessuno per decenni, non ad un’amica, un fidanzato, ad uno psicoanalista o a mio marito quando mi sono sposata”, scrive la 65enne figlia del presidente repubblicano nell’articolo replica Trump che in una serie di tweet ieri ha espresso scetticismo sulla veridicità di accuse che arrivano dopo 30 anni di silenzio. Affermazioni che subito hanno innescato sui social una pioggia di replica di donne vittime di violenze con l’hastag #WhyIDidntReport.
“Io non mi stupisco per nulla che per oltre 30 anni Christine Blasey Ford non abbia parlato di questa aggressione” ha scritto Davis, sottolineando anche non è inusuale per le vittime di violenze che non vengano ricordati dettagli dell’attacco
La figlia di Reagan racconta che a violentarla fu un produttore musicale che le aveva dato un appuntamento serale nel suo ufficio per ascoltare le canzoni che scriveva. Nell’articolo descrive nei dettagli l’aggressione subita, ma afferma di non ricordare il contorno, che mese fosse, se vi fosse la sua segretaria nell’ufficio accanto: “la tua memoria scatta foto di dettagli che ti perseguiteranno per sempre e cambieranno la tua vita, vivendo sotto la tue pelle, ma cancella altre parti della storia”.
Forse “gli uomini anziani” che si apprestano ad interrogare Blasey, ha scritto ancora riferendosi ai senatori repubblicani, tutti maschi, della commissione Giustizi, dovrebbero capire “il coraggio che deve avere una donna per dire, ecco il mio ricordo, sono decenni che mi perseguita, dovete conoscerlo perché è in gioco il futuro di questo Paese”.
Già lo scorso giugno Davis aveva pubblicato, sempre sul Post, un articolo molto duro contro Trump, nel quale diceva che suo padre non avrebbe appoggiato la sua presidenza. “Avrebbe chiesto agli americani di riconoscere che il linguaggio aggressivo e distruttivo dell’attuale presidente sta mettendo in crisi il sogno che un tempo era l’America”, aveva scritto a giugno.

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