La Libia copre di ridicolo Salvini: rifiuteremo il rimpatrio di migranti illegali
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La Libia copre di ridicolo Salvini: rifiuteremo il rimpatrio di migranti illegali

Il ministro degli Esteri del governo di accordo nazionale, Muhammad Sayala: non lo accetteremo in alcun modo. Il leghista aveva minacciato di rimandarli indietro

Polemiche sulla Guardia Costiera libica
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22 Agosto 2018 - 15.37


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Che figura da ricottari di fronte alla comunità internazionale e che mila le minacce fasulle di Salvini, che aveva tentato di usare l’arma della Libia come ricatto verso l’Europa e verso la stessa Italia.
Del resto – anche se pochi se ne sono accorti – il suo viaggio in Libia si è concluso con un nulla di fatto e l’idea di una ’difesa’ dei confini meridionali della Libia abbia raccolto solo pernacchie e non di peggio, viste le dichiarazioni bellicose del generale Haftar.

E questo nononstante le false e imbarazzanti dichiarazioni del ministro xenofobo che aveva sostenuto che le torture inj Libia fossero un’invenzione e che in quel paese i migranti fossero trattati benissimo.

Le dichiarazioni che provengono da Tripoli sono chiare: La Libia “rifiuterà qualsiasi iniziativa per il rimpatrio di migranti illegali verso il suo territorio”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri del governo di accordo nazionale, Muhammad Sayala, citato oggi dall’agenzia libica Lana. “La Libia non accetterà in nessun modo quel che viene detto in alcuni notiziari circa il rimpatrio di migranti illegali verso i paesi del Nordafrica da cui sono venuti”, ha aggiunto Sayala, sempre secondo l’agenzia.
Ha proseguito il ministro: “Abbiamo già più di 700.000 migranti sul nostro territorio e sono un pesante fardello”, ha spiegato il ministro, sottolineando la necessità di “riportarli dove sono venuti, percheéla Libia è un Paese di transito, ha sofferto e soffre le conseguenze dell’immigrazione illegale”.
La comunità internazionale “si assuma le proprie responsabilità premendo sui paesi di origine e di sopportando le spese di rimpatrio”, ha concluso il ministro, sottolineando l’importanza di affrontare il fenomeno “con serietà alle radici”. 

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