Deportato dalla Germania a Kabul: un ragazzo afghano si impicca

L'uomo era nel centro accoglienza dove aspettava di tornare nella sua città natale di Herat. Era stato espulso con altri 68 connazionali

Emergenza profughi in Afghanistan
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11 Luglio 2018 - 17.01


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I razzisti diranno: uno di meno. Ma bisognerebbe per un solo istante immedesimarsi nella disperazione di chi non ha nulla e non ha futuro: un afghano di 23 anni, di recente deportato dalla Germania insieme a un gruppo di altri 68 connazionali, si è impiccato a Kabul, nel centro accoglienza dove aspettava di tornare nella sua città natale di Herat. Lo ha riferito il ministero afghano per i Rifugiati, il cui portavoce Hafiz Ahmad Miakhail ha detto che il giovane – di cui non è stata rivelata l’identità – era arrivato il 4 luglio, con altri 68 cittadini afghani, espulsi dalle autorità tedesche.
Il rimpatrio forzato di questo gruppo di afghani aveva attirato critiche sul ministro dell’Interno, Horst Seehofer, che nell’annunciare l’iniziativa aveva fatto una battuta poco felice. “Tra tutte le cose, nel giorno del mio 69 compleanno, e non l’ho ordinato io, 69 persone sono state rimandate indietro in Afghanistan”, aveva detto il ministro, che sull’immigrazione tiene una linea molto dura. Secondo l’agenzia Dpa, le autorità afghane si sono lamentate del fatto che Berlino ha deportato un così grande gruppo di loro concittadini, in quanto gli accordi prevedono un massimo di 50 persone rimpatriate per volo. Dei 69 deportati, 51 venivano dalla Baviera, terra d’origine di Seehofer. 

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