Noi donne curde resistiamo ad Afrin sotto le bombe di Erdogan

Siam Abdullah, membro dell'ufficio di informazione della resistenza racconta la guerra: ogni giorno abbiamo vittime civili

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22 Febbraio 2018 - 12.06


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Hanno liberato Kobane e Raqqa dall’assedio e dall’occupazione dello Stato Islamico. E adesso lottano contro l’offensiva di Erdogan: “Le bombe dell’aviazione turca e i colpi dell’artiglieria su Afrin e sui villaggi dell’area continuano giorno e notte. Nel mirino ci sono specialmente infrastrutture della rete idrica, scuole, panifici. Ogni giorno abbiamo vittime civili”. Così Siam Abdullah, membro dell’ufficio di informazione della resistenza di Afrin, raggiunta telefonicamente a Qamishlo (nord della Siria) dall’agenzia Dire, racconta l’attacco turco in corso.

”L’esercito turco e i suoi alleati jihadisti hanno invaso alcuni villaggi, ma ci sono pesanti scontri ancora in atto. Alcune aree sono state liberate dalle Sdf (forze democratiche siriane) insieme alle unità di protezione del popolo (Ypg-Ypd)” aggiunge Abdullah, la cui organizzazione, Kongreya Star, ha lanciato questo mese la campagna ‘Women rise up for Afrin’.
“In questi giorni migliaia di donne hanno manifestato nel distretto per chiedere la fine dell’aggressione turca. Mentre chiedevamo alle donne di tutto il mondo di ‘insorgere per Afrin’, l’artiglieria turca bombardava le nostre strade”, prosegue.
È successo anche ieri, riferisce Siam Abdullah, nel villaggio di Jendaris, nella zona sud-occidentale della regione di Afrin. Qui, i gruppi della resistenza curda hanno organizzato proteste contro l’offensiva turca e la detenzione del leader curdo Abdullah Ocalan. “Hanno sparato mentre arrivavamo a Jendaris, e anche durante e dopo la manifestazione” racconta.
Sulle manifestazioni previste a Strasburgo e a Roma per domani, “A Kobane la solidarietà internazionale è riuscita a sconfiggere l’Isis – commenta – In Europa le persone devono prendere posizione contro la politica di guerra dei loro governi e chiedere azioni urgenti e sanzioni contro la Turchia. Insieme potremo battere anche l’attacco turco contro Afrin, contro il nostro sistema di auto-governo democratico e contro la rivoluzione delle donne in Rojava e nel mondo”.

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“Gli attacchi ai campi di rifugiati, ai nostri siti storici, a villaggi yezidi vogliono distruggere la nostra cultura e la vita comune delle persone. E la nostra resistenza- assicura l’attivista- continua”.

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