Non è amato. E questo si era capito, anche perché – va detto – è stato eletto prendendo meno voti di Hillary Clinton. Ma adesso, a parte i suoi auto-trionfalismi, a parte i reazionari i razzisti e le lobby degli industriali d’assalto, perfino parte dell’America conservatrice e repubblicana non ne può più.
Continua infatti a diminuire la popolarità del presidente americano, Donald Trump. Se lo scorso dicembre era al 39, ora secondo l’ultimo sondaggio Gallup, non supera il 37%. Una percentuale molto bassa se si pensa che in media il grado di approvazione per un presidente è del 53%. Da quando è entrato alla Casa Bianca il suo indice di popolarità è calato sensibilmente, sotto quello dei suoi predecessori.
Nei giorni successivi al giuramento infatti era del 45%. Nel 2010 ad esempio Barack Obama si attestava intorno al 49%, mentre George W. Bush era riuscito a toccare l’84% nel gennaio del 2002, dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. Tra gli altri esempi, Newsweek cita Richard Nixon, che nei primi giorni del 1970 era amato dal 63% degli americani, mentre John F. Kennedy nel 1962 vantava il 79%.
Donald Trump è quindi il presidente meno popolare della storia recente, ha concluso il sito internet molto seguito FiveThirtyEight. “La sua impopolarità è inusuale. Nei decenni fin dalla Seconda Guerra Mondiale, la media durante il primo mandato di un presidente al suo 175esimo giorno era del 62%”. L’ennesimo record verso il basso coincide con la pubblicazione del libro di Michael Wolff “Fire and Fury: Inside the Trump White House”, che racconta il dietro le quinte del primo anno di presidenza Trump. Numerose le rivelazioni piccanti che hanno creato molto imbarazzo e polemiche alla Casa Bianca. Il presidente si è difeso definendo il volume “falso” e il giornalista che l’ha scritto “un impostore”
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