Natale copto, il presidente egiziano Al Sisi partecipa alla funzione

Si tratta del quarto anno di seguito, e la messa si svolgerà nella nuova cattedrale. L'Egitto è un paese a maggioranza mussulmana e i copti sono stati spesso perseguitati.

Il presidente Al Sisi insieme al Patriarca copto Teodoro II
Il presidente Al Sisi insieme al Patriarca copto Teodoro II
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6 Gennaio 2018 - 16.04


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Il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi parteciperà per la quarta volta di fila alla messa per la celebrazione del natale copto, che si svolgerà oggi alle 18 (ora italiana). Si tratta di un avevnimento importante, dato che l’Egitto è un paese a maggioranza mussulmana e i copti sono spesso stati vittime dell’estremismo islamico, cui si è aggiunto recentemente l’Isis. Dalla sua elezione, avvenuta nel 2014, il presidente Sisi ha sempre partecipato alla messa, che quest’anno si svolgerà nella nuova cattedrale di “Milad Al Massih”(Natività di Cristo), la cui costruzione, ancora in corso, avviene sotto l’occhio delle forze armate. La nuova chiesa, promessa da Al Sisi proprio durante lo scorso Natale, può accogliere 8.200 fedeli ed è già presentata come la più grande del Medio Oriente. Essa sorge nei pressi dell’area in cui sara’ costruita una moschea a simboleggiare la riuscita convivenza delle due religioni Il predecessore di Al Sisi, Hosni Mubarak, non aveva mai partecipato alla funzione. 

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A celebrare la lunga messa, che durera’ fino alle 23, e’ ancora un volta il patriarca della Chiesa ortodossa copta, Teodoro (Tawadros) II. I copti, i cristiani egiziani, rappresentano circa il 10-15% della popolazione del paese e la piu’ grande comunita’ cristiana del Medio Oriente. Dal 2011, ma soprattutto quest’anno con tre attentati che hanno causato una novantina di vittime (nove il 29 dicembre a Helwan, a sud del Cairo), i copti sono sotto attacco dell’estremismo islamico, da ultimo dell’Isis. Pur tra qualche tensione con la comunita’ musulmana, alti prelati copti colgono spesso l’occasione per far intendere di aver trovato in Sisi un presidente che cerca di difenderli e che comunque ha salvato i cristiani egiziani dal declassamento a cittadini di serie B prospettato dal suo predecessore, l’islamista Mohamed Morsi, defenestrato da una rivolta popolar-militare dopo un anno di potere nel 2013.

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