Si chiamava Abdul Aziz, 11 mesi, finito in un campo rifugiati Rohingya di Balukhal del Bangladesh dove tanti sono fuggiti dalla repressione dell’esercito Myanmar.
Davanti al suo corpicino la lacrima della zia. Che per vegliarlo si è fatta bella.
Il Papa quando li ha incontrati ha pianto. Loro hanno pianto.
Forse Francesco è riuscito a far muovere qualcosa. ma i problemi restano e sono tanti.
Tra l’altro il rimpatrio dei rifugiati Rohingya non potrà cominciare se prima non verrà garantita la loro sicurezza nello Stato di Rakhine e se non verrà avviato un chiaro processo per accertare le responsabilità delle gravi violazioni dei diritti umani commesse in Birmania.
Ma verrà mai garantita la loro sicurezza e si farà davvero luce sul massacro?
Una lacrima per il piccolo Rohingya: 11 mesi senza casa né patria
Si chiamava Abdul Aziz, 11 mesi, finito in un campo rifugiati Rohingya di Balukhal. Lo sguardo triste della zia
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5 Dicembre 2017 - 21.32
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