La Francia si scopre terra di bidonvilles, che nascono e muoiono nel giro di poche ore

Un fenomeno che si pensava sconfitto. Ne sono state censite almeno 570 ed ospitano oltre 16 mila persone, un terzo dei quali bambini

Bidonville in Francia
Bidonville in Francia
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Diego Minuti Modifica articolo

19 Ottobre 2017 - 14.58


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La Francia, dopo avere chiuso gli occhi per anni, fa i conti con le sue bidonvilles. Che crescono ovunque ci sia un pezzetto di spazio da sfruttare. Lungo le autostrade trafficate, con i conducenti che riservano loro sguardi distaccati e quasi disgustati, o al limitare di un bosco, uno di quelli dove in primavera le famigliole vanno a fare un picnic, ignorando che poco più in là c’è la sofferenza assoluta. Sull’intero territorio nazionale ne sono state censite 570 e danno ospitalità precaria ad almeno 16 mila tra uomini, donne e bambini che ora si trovano davanti allo spettro dell’inverno da affrontare in condizioni spaventose in casupole di fortuna, costruite da pezzi di cartone o, se si è fortunati, da lastre di plastica raccattate in qualche discarica. Anzi il quadro è reso ancora più drammatico dal fatto che i bambini ed i minori sono tantissimi. Secondo alcuni operatori sociali, sono addirittura il 36 per cento del totale. Ma c’è di peggio perchè è scattata una corsa contro il tempo, un braccio di ferro tra questa umanità disperata e lo Stato, e per esso i Comuni o la magistratura che hanno tempo fino al primo novembre per smantellare questi insediamenti illegali, fatiscenti e insalubri. Perchè il primo novembre scatta la tregua che, in base alla legge ”Uguaglianza e cittadinanza”, impedisce lo smantellamento degli slums. Ma fino a quel giorno è un continuo intervenire delle forze di polizia che smantellano quel che, a distanza di poche ore, risorge perchè i più poveri non possono permettersi di passare le notti all’aperto. Dormire sotto le stelle, potrebbe dire qualcuno non cogliendo l’assurdità di questa frase che nulla ha di romantico se si parla di drammi umani.
E’ una situazione che potrebbe apparire paradossale. Ci sono piccoli insediamenti che vengono smantellati e risorgono a distanza di poche ore. O ci sono piccoli gruppi di persone che vengono costrette a sloggiare dai loro ricoveri di fortuna e condotte in un albergo per un paio di giorni. Finita la breve ”vacanza” dalla povertà, che cercano di godersi sino all’ultimo secondo, tornano in strada e costruiscono un’altra bidonville, magari a poche decine di metri da quella da cui sono stati costretti ad andare. via.

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Tutto questo accade nell’indifferenza generale perché la Francia per troppo tempo ha pensato di essere immune da questo problema, magari considerando solo quello dei palazzi abbandonati ed occupati da chi non ha una casa e non potrà forse mai averla. Palazzi in cui vagabondi, sbandati, clandestini sciamano come formiche, contentendosi pochi metri in uno spazio dove non ci sono leggi, se non quella di chi ha più forza o solo più disperazione. La stessa Francia che credeva di avere rimosso il problema degli slums da tanto tempo ed invece le bidonvilles, anche se nascono e muoiono nel giro di pochissimo tempo, c’erano e sono rimaste incastonate in una società che non sembra avvedersene.

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