Essere gay o sembrarlo in un paese come l'Iraq è già una condanna a morte

Una volta identificati gli omosessuali iracheni non hanno un luogo dove potersi nascondere

L'Isis getta i gay da un palazzo
L'Isis getta i gay da un palazzo
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Veronica Matta Modifica articolo

4 Luglio 2017 - 16.06


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La capitale irachena, è un’altra cosa dalla Baghdad delle mille e una notte che probabilmente è esistita solo nella fantasia…

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Il brutale assassinio del giovane attore e modello, apparentemente omosessuale, ribattezzato dalla stampa locale irachena “Brad Pitt iracheno”, ritrovato oggi in una strada di Baghdad, ci obbliga a pensare alla terribile persecuzione di cui sono oggetto i gay in Iraq.
Definita nei report delle associazioni dei diritti umani come il “posto peggiore al mondo per chi non è eterosessuale”, Bagdad è oggi la città da cui chi può scappa e chi rimane non sa dove nascondersi da morte certa. 
Essere omosessuali oggi per il governo iracheno è un “crimine”. Legittimati da questa legge, la polizia arresta, tortura e ammazza chiunque venga scoperto e sospettato di non “essere normale”: dagli atteggiamenti, dal look, dallo stato civile. Ma non è solo l’apparato militare che gli omosessuali in Iraq devono temere. Anche le famiglie d’origine li allontanano da casa, viene vietato loro infatti anche di istruirsi e di curarsi. Gli omosessuali sono esclusi dalla società.


E’ molto difficile sapere con precisione quanti omosessuali siano morti in quelli che vengono chiamati “crimini dell’onore” per mano dei propri familiari o per mano dei militari. Secondo un’indagine della Bbc, “i gay iracheni sono oggetto di violenza sistematica e organizzata e il governo nega a riconoscerlo. Una volta identificati, la maggioranza dei gay in Iraq non hanno un luogo dove nascondersi”.
Secondo un informatore della Ong Human Rights Wact è possibile che centinaia di gay siano morti dopo l’invasione statunitense nel 2003.
Ci sono denunce che accusano la polizia di retate per trovare gli omosessuali. Dopo la caduta di Saddam Hussein (1979-2003) presero il potere le forze conservatrici islamiche reticenti ad accettare valori propriamente occidentali come l’omosessualità.
Gli omosessuali, che fino ad allora godevano di un certo grado di libertà e sicurezza, passarono ad essere perseguitati.
Nonostante il governo assicuri di aver rimosso agenti che facciano questo tipo di persecuzioni, un ex poliziotto che ha conversato con la Bbc, in forma anonima, ha assicurato di aver lasciato l’istituzione dopo aver ricevuto ordini per detenere due omosessuali. Uno dei due finì morto. “Durante l’invasione statunitente eravamo molto occupati. Ora, con molto tempo libero, la polizia è passata a perseguitare i gay”, ha assicurato l’informatore. Per questo, la popolazione omosessuale è molto preoccupata. Tuttavia, il Ministero dei Diritti Umani ha assicurato di non poterli aiutare perchè il “gruppo” non è considerato una “minoranza” per il governo e precisando che di questo tipo di denunce è il Ministero dell’Interno ad occuparsene.

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