Bruciati vivi da estremisti ebrei: la famiglia Dawabsheh fa causa a Israele

Tre persone tra cui un bambino di un anno vennero uccise: Tel Aviv ha istigato la violenza e non ha protetto i palestinesi

Il bambino di un anno della famiglia Dawabsheh
Il bambino di un anno della famiglia Dawabsheh
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8 Maggio 2017 - 15.37


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La questione non è solo giuridica, ma ovviamente politica. Perché si tratta di rispettare i diritti di persone lasciate sole e per nulla tutelate dalle autorità: la famiglia palestinese Dawabsheh – di cui tre membri, tra i quali un neonato, furono uccisi nel luglio 2015 in un attentato incendiario di estremisti ebrei israeliani nel villaggio di Duma in Cisgiordania – ha deciso di citare in giudizio per danni il governo dello stato ebraico chiedendo una somma di 10 milioni di shekel (circa 2 milioni e mezzo di euro).
La famiglia ha sostenuto che il governo è responsabile per la morte di Saed, Riham e del loro figlio Alì di un anno, spiegando che Israele ha abbandonato il popolo palestinese, la sua sicurezza e ignorato l’istigazione contro di esso.
Da un punto di vista politico la richiesta è fin troppo fondata. Ma di mezzo c’è la magistratura israeliana. E allora chissà.
Ci voleva un tribunale internazionale me – come è noto – i crimini che acvcadono da quelle parti sono spesso giustificati

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