Save the Children accusa: i piani Ue-Libia negano i diritti umani
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Save the Children accusa: i piani Ue-Libia negano i diritti umani

Non vi è alcuna la possibilità di garantire l'accesso a percorsi migratori sicuri e regolari verso l'Europa

Migranti in fuga dalla Libia
Migranti in fuga dalla Libia
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4 Febbraio 2017 - 17.37


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Una accusa molto dira e circostanziata: la difesa dei diritti umani fondamentali sembra essere stata completamente trascurata nei piani recentemente elaborati ed approvati dall’Unione Europea e dagli stati membri in relazione alla Libia. Lo ha sostenuto Save the Children, l’organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e tutelarne i diritti, esprimendo profonda preoccupazione per il memorandum d’intesa tra la Libia e l’Italia firmato recentemente e per la dichiarazione di Malta siglata dai membri del Consiglio Europeo, in risposta alla crisi migratoria attraverso la rotta del Mediterraneo centrale.
Entrambi, spiega Save the Children in una nota, sono finalizzati a contenere i flussi migratori, contrastare il traffico di esseri umani e il contrabbando, e mirano al rafforzamento dei confini. Ma – si aggiunge – non vi è alcuna menzione della possibilità di garantire l’accesso a percorsi migratori sicuri e regolari verso l’Europa, che sono fondamentali per prevenire viaggi pericolosi e spesso mortali, in particolare per i minori non accompagnati e le famiglie con bambini. Bloccare le partenze dalle coste libiche, secondo Save the Children, non impedirà ai trafficanti di mettere migliaia di persone in mare, in qualsiasi condizione, ma al contrario indurrà i migranti ad intraprendere viaggi ancora più pericolosi.
Nella Dichiarazione di Malta e nella comunicazione della Commissione, si legge ancora, l’accordo del marzo 2016 tra l’Unione europea e la Turchia viene indicato come esempio da seguite per la cooperazione dell’Ue con la Libia. Save the Children, al contrario, ritiene e ha già sottolineato in passato, come l’accordo in oggetto sia un precedente pericoloso e non debba essere in alcun modo considerato un esempio virtuoso. L’organizzazione, infine, sottolinea che i rifugiati e i migranti bloccati in Libia rischiano di subire abusi di ogni genere, torturati e detenuti in condizioni disumane, nonché rimpatriati forzatamente nei loro Paesi d’origine dai quali sono scappati a causa di persecuzioni, guerra, stupri e sfruttamento. Nessuno dovrebbe essere costretto a tornare in nazioni non sicure, fino a quando vengano creati appropriati sistemi di protezione e, in particolare, nessun minore dovrebbe essere rimpatriato, a meno che questo provvedimento sia volontario e rappresenti il suo superiore interesse.

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