Anis Amri è ancora a Berlino: armato, pericoloso e pronto a colpire
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Anis Amri è ancora a Berlino: armato, pericoloso e pronto a colpire

Secondo gli investigatori il terrorista non ha ancora lasciato la città: si teme che prepari altre azioni

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23 Dicembre 2016 - 10.08


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Un uomo armato e pericoloso in giro. Che potrebbe tornare a colpire, almeno se la sua intenzione è quella di diventare un “martire”. Gli investigatori ritengono probabile che Anis Amri “possa essere ancora nascosto a Berlino” e che non sia riuscito a lasciare la città. Lo ha scritto il Tagesspiegel, riferendo che le ferite al volto rendono “riconoscibile l’attentatore” e “difficili i suoi movimenti”.
Un testimone ha detto di aver visto l’attentatore fuggire e che era ferito al volto, ha aggiunto il quotidiano berlinese. Ieri sera la tv pubblica Rbb aveva mostrato un video in cui Amri si trovava di fronte a una nota moschea berlinese otto ore dopo l’attentato. La tv N24 ha riportato che ieri sera unità della polizia hanno fatto irruzione in un appartamento di Reinickendorf, quartiere a nord di Berlino, sequestrando materiale.
Il Tagespiegel ha aggiunto che ieri in città ci sono stati diversi allarmi per segnalazioni poi rivelatesi errate di cittadini che ritenevano di aver riconosciuto Amri. In un caso, documentato dalla Dpa, era anche stato bloccato un treno della metropolitana nella stazione di Mehringdamm, a Kreuzberg.

Intanto due fratelli kosovari, che secondo la polizia preparavano un attentato in uno dei Centri commerciali più grandi della Germania, sono stati arrestati nelle ultime ore.

La polizia indaga anche sull’omicidio del 16enne ad Amburgo. Anis Amri potrebbe anche essere responsabile dell’uccisione di un ragazzo di 16 anni avvenuta ad Amburgo nel mese di ottobre scorso. La polizia incaricata del caso – riferiscono i media del Gruppo Funke – segue anche questa pista nelle indagini per far luce sull’omicidio rimasto inspiegato. Il ragazzo si trovava sulle rive del fiume Alster in compagnia della sua ragazza, di un anno più giovane di lui, quando era stato avvicinato e ucciso a coltellate alla schiena da uno sconosciuto.

Successivamente l’omicidio era stato rivendicato sull’agenzia Amaq dall’Is, che parlava di un gesto compiuto da un ‘soldato’ dello Stato Islamico come risposta all’appello a colpire i paesi della coalizione internazionale impegnati in Iraq e Siria. Ora si indaga sulla base di analogie riscontrate dagli investigatori tra l’identikit dell’attentatore – un uomo apparentemente tra i 23 e i 25 anni – messo a punto dopo l’attacco ad Amburgo e le immagini di Amri. La notizia è stata confermata ai media da un portavoce della polizia, per il quale al momento di tratta “di una pista in più” da seguire.

Ieri il ministro dell’Interno tedesco, Thomas De Mazier, ha confermato ufficialmente che le sue impronte digitali sono state ritrovate sul tir utilizzato per uccidere dodici persone e ferirne 48. Il fratello, Abdelkader Amri, lo ha invitato a costituirsi. E ha ipotizzato che si sia «radicalizzato nel carcere italiano dove era stato rinchiuso dopo aver lasciato la Tunisia».  

La polizia ha effettuato, ancora ieri, perquisizioni a Berlino e nella Renania del Nord-Westfalia, gli Stati in cui il 24enne ha risieduto una volta arrivato in Germania. Dopo una soffiata, le forze di sicurezza hanno anche ispezionato un autobus di linea ad Heilbronn, ma senza risultati, e una moschea nel quartiere Moabit della capitale tedesca. A quattro giorni dalla strage sono ancora solo 10 le vittime identificate: sei tedeschi, un’israeliana, una ceca, l’italiana Fabrizia Di Lorenzo, e il camionista polacco, Lukasz Robert U., preso ostaggio dal terrorista tunisino e ucciso nella cabina di guida

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