La gioia delle donne di Manbij liberate dall'Isis

Scendere in strada, togliersi il velo, fumare una sigaretta: sperando in una vita normale. Accadeva due ani orsono, pra si vogliono annientare i liberatori.

La gioia delle donne di Manbij
La gioia delle donne di Manbij
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globalist Modifica articolo

14 Agosto 2016 - 11.49


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Nell’agosto del 2016 la città siriana fu liberata dai curdo-siriani dopo due anni e mezzo di terrore jihadista.

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Quei tempi sono lontanissimi. Chi ha combattuto l’Isis viene abbandonato

Sicuramente le foro sono, in parte, opera della propaganda curda.
Ma altrettanto sicuramente sono molti i cittadini e le donne che hanno esultato per essersi liberati dai fanatici islamisti e dalla loro oppressione. Una vita dove tutto era proibito e pene durissime – compresa la morte – per chi non obbediva.
L’altro giorno Manbij, l’ex roccaforte di Daesh nel nord della Siria abbandonata dai jihadisti dopo un’occupazione di oltre due anni e mezzo di quella che è una vera e propria rotta strategica hanno accantonato per un momento la tragedia e i lutti e hanno festeggiato.
Uomini che si sono tagliati la barba in strada, donne che hanno dato alle fiamme le lunghe vesti nere, una che si è accesa una sigaretta in pubblico in segno di disprezzo per i divieti imposti dallo Stato islamico.
Un momento di gioia. Ma la strada per una vita dignitosa nel rispetto dei diritti è ancora molto ma molto lunga.

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