Sudamerica: la resistenza di Máxima nella più grande miniera d’oro

La storia di una contadina peruviana in lotta contro la multinazionale Yanacocha, che ha conquistato terreni e strade di un’intera comunità. Tranne i suoi 24 ettari

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3 Novembre 2015 - 18.35


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Nella provincia di Celendin, a 77 chilometri da Cajamarca, a nord del Perù, la libertà di movimento è stata ridotta ai minimi termini da quando la multinazionale Yanacocha, di proprietà della Newmont Corporation, ha acquistato i terreni della zona per ampliare la miniera d’oro omonima e sviluppare il progetto estrattivo Conga. Ha comprato anche la strada pubblica che conduce a casa di Máxima e alla comunità di Santa Rosa, dove vivono circa 200 famiglie. Yanacocha possiede tutto, tranne una terra.

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Da 24 anni, Máxima Acuña Chaupe, 44 anni e meno di un metro e cinquanta di altezza, vive a Tragadero Grande, nei suoi 24,8 ettari farciti d’oro, e non intende andarsene. Mentre le sue mani laboriose scorrono tra il coltello e la buccia delle patate che affetta fini per il minestrone, inizia a raccontare e le parole si mischiano allo scroscio della pioggia che si abbatte sul tetto di lamiera. Ricorda il 9 agosto del 2011, quando Yanacocha, con le ruspe e il consenso della polizia, ha tentato di sgomberarla per conquistarsi a forza il pezzo mancante al suo piano. Eppure Máxima ha ottenuto legittimamente il suo campo nel 1994. Così dicono i documenti.

Nelle zone alto-andine le terre sono proprietà delle comunità che le danno in concessione ai contadini. Si può vendere unicamente se i due terzi della collettività firmano il consenso, insieme a chi detiene il possesso della singola parcella. Nel 1996 Yanacocha ha comprato centinaia di ettari direttamente dalla comunità di Sorochuco, tra cui, a suo dire, anche il terreno di Máxima. Lei però non è stata interpellata e, ignara della compravendita, non solo ha rischiato di essere cacciata a forza, ma è stata denunciata per aver invaso illegalmente il suo stesso terreno.

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Se si tratta di un escamotage della multinazionale per accaparrarsi Tragadero Grande, verrà deciso dal giudice che nei prossimi mesi si pronuncerà sulla proprietà. Al momento l’accusa di usurpazione è decaduta. Dopo quasi 4 anni di processo penale, il 17 dicembre 2014 Máxima è stata riconosciuta innocente dal tribunale di Cajamarca.

La storia di Máxima Acuña Chaupe è stata raccontata da Simona Carnino nel video “Aguas de oro”, presentato il 7 ottobre al Festival Cinemabiente di Torino. Il video, cheha vinto il primo premio del progetto europeo Dev Reporter Grant, è stato realizzato con la collaborazione della ong torinese Mais e ha ricevuto il patrocinio di Amnesty International.

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