Guerra fredda sul web

In Ucraina un sito intitolato alla pace che pubblicava nomi e indirizzi degli oppositori era stato messo su dalla NATO, alla Casa Bianca violate le mail del presidente Obama<br>

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28 Aprile 2015 - 09.51


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La nuova “guerra fredda” non poteva non dispiegarsi anche su quello che oggi è il principale mezzo di comunicazione, ossia il web: in Ucraina si scopre che un sito Internet che diffondeva informazioni ricattatorie sui “nemici dello Stato” era gestito dal centro di sicurezza informatica della NATO, che ha base a Tallin, in Estonia[b]. A Washington si scopre invece che alcuni[b] “hackers” russi sono entrati nella casella di posta elettronica del presidente Obama e ne hanno letto i messaggi, sia pure senza arrivare a quelli “classificati”.

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L’iniziativa del cyber centro della Nato sembra essere stata allo stesso tempo più sofisticata e più volgare: il sito era stato battezzato è “Mirotvorec” (ovvero “peacekeeper”) ma invece di esortare alla pace fomentava l’odio verso i filorussi: risultava appartenere ad un cittadino ucraino, George Tuka, che adesso è sparito. Partito come organo d’informazione che appoggiava la rivolta di piazza Majdan e la guerra di Kiev contro le regioni dell’Est, presto aveva cominciato a pubblicare vere e proprie liste di proscrizione con informazioni particolarmente approfondite su chiunque si fosse messo in contrasto con la politica del governo: giornalisti, attivisti,parlamentari ed anche semplici cittadini (molti dei quali minorenni) con tanto di indirizzi, numeri di telefono e altre informazioni personali. L’incitamento al linciaggio ad un certo punto si è fatto evidente quando l’uomo politico a Oleg Kalashnikov ed il giornalista Oles Buzina sono stati trovati morti 48 ore dopo che il loro nomi e indirizzi erano stati diffusi sul sito.

Per parecchio tempo però perplessità e proteste non hanno avuto effetto, e “Mirotvorec” ha continuano imperterrito a pubblicare gli elenchi dei “cattivi” da colpire anche perché godeva dell’aperto sostegno di Anton Gerashchenko, consigliere del ministro degli Interni e membro del Parlamento.La cosa è andata avanti fino al momento in cui un noto “blogger” prima ,e poi la controguerriglia informatica degli “hackers” russi ne hanno smascherato la vera natura: il “sito per la pace” era stato registrato al medesimo indirizzo web del cosidetto “Centro di eccellenza per la difesa informatica” della Nato[b/], che evidentemente tanto di eccellenza non è visto che, come si suo dire, si è fatto scoprire con in mano la pistola ancora fumante. A scoprirne per primo la dubbia origine è stato il popolare “blogger” ucraino e analista dei media [b]Anatoly Shary, che dopo aver diffuso la notizia è stato costretto a scoparire da Kiev.

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Per essere ancora più precisi, “Mirotvorec” risulta registato nel dominio “ СCD-COE: Filtri tee 12, Tallinn 10132, Estonia”, ovvero quello dell’Alleanza, e addirittura dodici specialisti erano stati trasferiti da Tallin a Kiev per fornire “supporto tecnico” e coordinare l’attività spionistico-informatica del sito. Non appena queste informazioni hanno preso a circolare, “Mirotvorec”ha chiuso improvvisamente i battenti e adesso tutti coloro che vi lavoravano sono spariti, anzi secondo gli “hackers” russi, questo in Ucraina questo è il terzo dei centri di questo tipo ad essere scoperto.
Second il “New York Times” la risosta dei guerriglieri russi in azione sulla rete è andata anche oltre, con un’azione dimostrativa che sa di beffa: alcuni “hackers” sono riusciti a leggere e-mail non classificate del presidente americano Barack Obama: a rivelarlo è un rappresentante dell’amministrazione, secondo il quale le e-mail sono state lette lo scorso anno durante un ‘intrusione nella rete di computer della Casa Bianca. 

I pirati informatici non sono riusciti a penetrare nel sistema del telefonino “Blackberry” di Obama, ma hanno comiuto un’incursione negli archivi delle e-mail del personale della Casa Bianca, con cui il presidente ha contatti regolarmente. Le reti protette non hanno subito alcuna intrusione, anche se spesso le e-mail non classificate contengono informazioni sensibili e includono scambi di infornazioni coi diplomatici, programmi e anche dibattito politico.

Secondo il quotidiano americano “non vi è prova che sia stato violato lo stesso account del presidente”, i cui server sono super-protetti ma gli intrusi sono riusciti a penetrare sia negli archivi interni della Casa Bianca che in alcuni esterni, quelli di persone con cui il presidente comunica regolarmente, raggiungendo i messaggi che Obama aveva mandato e ricevuto.  E ovviamente questo è soltanto l’inizio di una guerra che si fa sempre più sorda.

Fonti: Agenzie, New York Times

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