Turchia potenza energetica

Il transito dei principali gasdotti del futuro pone Ankara centro delle attenzioni di Bruxelles e Mosca, adesso la Ue stanzia nuovi aiuti mentre Putin promette sconti sulle forniture

Turchia potenza energetica
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29 Gennaio 2015 - 08.03


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Sostenere le riforme democratiche ed economiche passa anche per il settore energetico: è questo il messaggio che Bruxelles intende inviare agli Stati dei Balcani occidentali e alla Turchia, che potranno beneficiare dell’ultimo pacchetto di fondi a rafforzamento di settori specifici. Nel caso di Ankara i fondi si rivelano particolarmente consistenti sul fronte del potenziamento della sicurezza energetica. “Questo rafforzerà ulteriormente la stabilità della regione, la sua economia e il suo potenziale d’investimento”, ha dichiarato il commissario Ue all’Allargamento Johannes Hahn, secondo una nota emessa dall’Ue. I progetti pensati per la Turchia dovranno, nelle intenzioni, aiutare il Paese ad adottare gli standard europei. Come spiega Maja Kocijancic, portavoce della Commissione europea, l’energia “è una priorità dell’assistenza finanziaria Ue per la Turchia negli anni 2014-2020. Il nostro aiuto si concentra in particolare sulle linee elettriche, l’efficienza energetica, le energie rinnovabili, la sicurezza nucleare, gli organismi regolatori e le infrastrutture a loro dedicati”.

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In questo contesto l’Unione europea, contando anche l’ultimo pacchetto di sostegno, supporterà nel prossimo periodo il settore energetico turco con un totale di circa 93 milioni di euro. Gli osservatori non mancano però di sottolineare come l’operazione di “rafforzamento” veda una tempistica ravvicinata con l’accordo Ankara-Mosca per la costruzione di un gasdotto alternativa al South Stream, che dovrà avere una capacità di trasporto di 63 miliardi di metri cubi di gas all’anno e di questi 14 miliardi serviranno a sostituire il transito attraverso l’Ucraina.L’annuncio di aiuti da parte dell’Unione arriva inoltre negli stessi giorni in cui un altro annuncio, questa volta fatto dal numero uno di Gazprom Aleksej Miller, ha colto di sorpresa le stesse autorità europee.

In occasione della prima visita in Russia del commissario Ue  per l’Energia Maros Sefcovic, avvenuta il 14 gennaio, Miller ha reso noto che la Russia interromperà il flusso di gas attraverso l’Ucraina e lo farà transitare totalmente attraverso la Turchia, probabilmente attraverso un collegamento sottomarino sui fondali del Mar Nero. Se l’Europa vorrà ancora approvvigionarsi con le  forniture di Mosca, da cui dipende attualmente per il 30 per cento del totale, dovrà costruire le infrastrutture necessarie per il trasporto dal confine greco-turco entro un paio d’anni. La Turchia si presta così ad essere un terreno di gioco fondamentale nella corsa internazionale all’energia: le politiche europee  la pongono già al centro dell’attenzione come punto di transito per tutti i principali gasdotti pensati per un approvvigionamento alternativo al gas russo.

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Il gasdotto Tanap, inaugurato ufficialmente a Baku l’anno scorso, è infatti destinato a trasportare gas di provenienza azera in Europa passando proprio per la Turchia e toccando Paesi quali la Georgia, la Grecia e la Bulgaria. La pipeline, secondo i piani, sarà pronta nel 2018 e potrà trasferire 16 milioni di metri cubi i gas all’anno. Di questi, 6 milioni verranno utilizzati da Ankara per il proprio fabbisogno interno. Sempre secondo i piani entro il 2023 il gasdotto sarà in grado di pompare 23 milioni di metri cubi, mentre nel 2026 arriverà a 31 milioni all’anno. La costruzione del Tanap dovrebbe infine consentire la realizzazione del Tap, la Trans-Adriatic Pipeline che insieme con la Ionio Adriatic Pipeline (Iap) potrà arrivare fino a Grecia, Albania e Italia ma anche fino a Montenegro, Bosnia e Croazia. I progetti vanno ad affiancarsi a reti già esistenti, come il corridoio Tabriz-Ankara che trasporta gas iraniano.

Le intenzioni di Ankara sono già dichiarate da tempo, e il governo non esita a prevedere che il Paese diventerà “l’hub energetico” della regione, anche grazie alla sua rete di oleodotti, mentre gli esperti prevedono che  entro il 2025 proprio Ankara diventi il più importante mercato di gas naturale del continente. Le autorità europee hanno recentemente intensificato le proprie visite ad Ankara, in particolare con l’arrivo del commissario all’Allargamento Hahn e del rappresentante per la politica estera dell’Ue Federica Mogherini. Tutti hanno sottolineato l’importanza della sicurezza energetica e il ruolo strategico del Paese nell’ottica di una futura diversificazione delle forniture di gas per l’Europa.

“Saremo felici se la Turchia riuscirà a diventare  un hub energetico per la regione”, ha detto Hahn nel corso della sua visita. Per il momento, però, la Turchia si presenta come un Paese che soddisfa il proprio fabbisogno energetico attraverso l’importazione del 70 per cento delle materie prime. La percentuale sale fino al 93 per cento nel caso del petrolio e al 97 per cento per il gas. L’ultimo studio condotto dal Dipartimento americano per l’analisi sull’energia ha confermato che il gas naturale resta al momento la principale risorsa di Ankara per generare energia elettrica. Quest’ultimo registra un consumo di circa 45 milioni di metri cubi all’anno e viene già importato per i due terzi  dalla Russia. Anche in questo caso si registra un avvicinamento fra Ankara e Mosca, con l’offerta da parte di Putin di un sconto sulle forniture di gas e la promessa di portare l’interscambio commerciale dagli attuali 33 miliardi di dollari a 100.

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(fonti: Ses Turkey – agenzie)

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