Recep Tayyp Erdogan, il sultano prossimo venturo (da dodici anni è primo ministro e autocrate della Turchia, ed alla guida del partito conservatore islamico “Akp” con prossimo ad agosto si appresta a diventarne il presidente) ormai lancia attacchi a tutto tondo: ieri è tornato a prendersela ancora una volta con Israele per le stragi perpetrate nella strtiscia di Gaza ma questa volta ha convolto nella sua filippica anche l’Egitto, a suo dire responsabile di una mediazione troppo timida.
Contro Tel Aviv il primo ministro turco lancia attacchi sempre più pesanti, l’altro giorno l’aveva accusata di compiere “un genocidio”, adesso va giù ancora più duro e afferma che “la mentalità di alcuni israeliani è la stessa che aveva Adolf Hitler”. Erdogan ha sempre preso a cuore i diritti dei palestinesi e tende ad accreditarsi come leader dell’intero mondo musulmano, ma adesso ai di là delle contese fra i due Stati alza troppo i toni nei confronti dello Stato ebraico , forse per guadagnare ulteriori consensi fra le masse islamiche in vista delle elezioni presidenziali del 10 agosto.
“Gli isrealiani maledicono il giorno in cui Hitler è nato ma adesso lo ma hanno superato in crudeltà , non mostrano umanità, né coscienza né onore”, ha detto durante un raduno dei suoi sostenitori nella provincia di Ordu, sul Mar Nero. Il primo ministro turco se la prende anche con l’estrema destra israeliana che accusa di “avere la stessa mentalità di Adolf Hitler, basta seguire gli incitamenti dei suoi sostenitori sui social network, quando dicono che tutti i palestinesi meritano di morire”.
Ma farsi nuovi nemici a Tel Aviv a Erdogan non basta ancora: adesso prende di mira anche l’Egitto ed il suo presidente, il generale Abdel Fatah al-Sissi che definisce sprezzantemente “un tiranno”.
“Sissi non è diverso dagli altri, è semplicemente un dittatore – ha aggiunto Erdogan durante un incontro con i giornalsiti ad Istanbul – sta lavorando in combutta con lo Stato ebraico e contro “Hamas”. Lui non é a capo di un governo legittimo e tende ad escludere “Hamas” dagli accordi di pace”.
I rapporti fra Ankara ed il Cairo si erano fatti tesi proprio nel momento in cui con un colpo di Stato militare il capo dell’esercito egiziano aveva messo da parte il presidente Mohamed Morsi, eletto con i voti dei “Fratelli musulmani” decretando nello stesso tempo che il suo movimento in Egitto venisse considerato fuori legge.
Secondo Ergodan adesso il nuovo presidente egiziano non sta svolgendo con particolare zelo il ruolo di mediatore che il suo paese ha sempre rivestito, ed anzi continua a mettere ai margini tutti quel movimenti musulmani che la “sua” Turchia intende proteggere.
Per Erdogan probabilmente si è trattato solo di un altro piccolo passo verso il ruolo di “protettore dei fedeli” (naturalmente islamici) che poco alla volta si sta ritagliando, mentre su un altro versante rilancia quella somma di attività politicvhe ed economiche che uno dei maggiori islamisti del mondo, il professor Darko Tanaskovic ha definito “neo-ottomanesimo”.
La reazioni alle sue accuse comunque non mancano: al Cairo, il ministro degli Esteri Sameh Choukri ha convocato una conferenza stampa per bollare come “inaccettabili” le parole di Erdogan ed ha aggiunto: “I turchi non hanno alcun rapporto con quanto sta accadendo a Gaza,e farneticazioni del genere non aiutano certo a ristabilire la pace”.
Argomenti: israele
