Turchia, nasce il Gezi Partisi

Il movimento che a giugno ha portato il Paese in piazza contro il governo Erdogan vuole entrare in Parlamento. Per cambiare la Costituzione e renderla più democratica.

Turchia, nasce il Gezi Partisi
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25 Ottobre 2013 - 09.28


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di Giorgia Grifoni

La protesta di Gezi Park, scoppiata a giugno nella più grande città turca e dilagata in seguito in tutto il Paese, ora ha un suo partito. Registrato ufficialmente il nove ottobre presso il ministero dell’Interno, il Gezi Partisi (Gzp) concorrerà alle prossime elezioni amministrative di marzo e, sulla scia della grande adesione al movimento di piazza Taksim – più di 2,5 milioni di turchi sono scesi in piazza per chiedere le dimissioni del governo Erdogan – l’adesione al partito si annuncia già numerosa.

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A presiedere il partito c’è Resit Cem Kokcal, famoso musicista rock di trentasette anni, circondato da un gruppo di artisti: come il movimento di Gezi Park, il Gzp afferma di non avere leader, ma portavoce. Tra i suoi obiettivi ci sono l’impegno pacifico per una maggiore democrazia, libertà, giustizia e un maggiore rispetto dei diritti umani in Turchia.

“Tutti – proclamano i fondatori sulla loro pagina Facebook – vogliamo vivere in un Paese democratico. Per far valere le nostre rivendicazioni, siamo scesi in strada e abbiamo perso delle vite. Adesso è arrivato il momento di entrare in Parlamento”. Il movimento ha intenzione di presentare dei candidati alle elezioni legislative del 2015, con il fine ultimo di rivedere la Costituzione per renderla “più democratica”.

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Come fa notare il quotidiano Hurriyet Online, il partito è stato organizzato e costituito attraverso i social media, come Facebook e Twitter, riflettendo il modo in cui si era diffusa la protesta di giugno contro il governo. Colpevole di voler distruggere un antico parco cittadino per far posto all’ennesimo centro commerciale, il premier Recep Tayyip Erdogan si è trovato davanti una folla più o meno giovane che lo ha contestato dalle piazze turche per settimane.

La protesta per Gezi Park, che ha portato nelle strade più di 2,5 milioni di cittadini, ha lasciato sul terreno 6 morti e circa 8mila feriti. La dura repressione è costata la faccia – e forse anche una poltrona europea – ad Ankara, accusata da Amnesty di grandi violazioni dei diritti umani.

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