Per i Marò italiani altri 14 giorni di carcere

Altro rinvio, altra galera. Mistero la sorte della perizia disposta dal giudice di Kollam sulle armi appartenenti ai marò. Ripartirà la petroliera Enrica Lexie?

Per i Marò italiani altri 14 giorni di carcere
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2 Aprile 2012 - 09.57


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Erano le 7,30 italiane, le 11 a Kerala, quando il magistrato che istruisce il processo contro i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha disposto altri 14 giorni di custodia giudiziaria. I due marò, che sono in detenzione in una sezione speciale della prigione centrale di Trivandrum, capitale dello Stato del Kerala. Nelle prossime ore, sempre nell’ambito del processo riguardante la giurisdizione, il giudice dell’Alta Corte di Kochi, acquisirà agli atti una memoria dello Stato del Kerala in cui si sostiene l’opportunità di applicare la legge indiana per il reato commesso dai militari italiani. Non sarà un’udienza decisiva, e un rinvio appare scontato.

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Poco dopo, invece, una sezione speciale dell’Alta Corte del Kerala esaminerà la congruità della fideiussione di 30 milioni di rupie (430.000 euro) fissata dal giudice Gopinathan la settimana scorsa per permettere la partenza della petroliera Enrica Lexie. E potrebbe darsi che con un aumento del deposito, la nave potrà finalmente fare ritorno in Italia. Resta infine un mistero la sorte della perizia disposta dal giudice di Kollam sulle armi appartenenti ai marò sequestrate a bordo della nave e sui proiettili trovati sui corpi delle vittime e sul peschereccio. Nessuno capisce perché, pur essendo passate ormai tre settimane dalla realizzazione dei test, questi restino ancora segreti.

La decisione relativa ad altri 14 giorni di reclusione preventiva per i marò italiani farà inevitabilmente tornare a salire la tensione tra Italia e India. Il primo ministro del Kerala, Oommen Chandy, ha scelto ieri di intorbidire le acque escludendo che il processo possa tenersi in Italia. E ha sostenuto, in modo categorico, che i due militari italiani, «hanno commesso un reato che cade sotto gli effetti della legge indiana» e «devono quindi essere processati qui». La dichiarazione ha colto di sorpresa il sottosegretario agli Esteri italiano Staffan de Mistura, che l’ha rispedita al mittente giudicandola «improvvida e francamente inopportuna».

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