Armamenti: Obama taglia, Monti ancora ci riflette

Il presidente Usa rivendica i "successi" in Afghanistan e prepara un taglio netto a truppe e armamenti. Mentre da noi la Difesa acquista caccia F-35 come se niente fosse.

Armamenti: Obama taglia, Monti ancora ci riflette
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25 Gennaio 2012 - 09.10


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di Luca D’Ammando

Nel suo terzo discorso sullo Stato dell’Unione Barack Obama ha lanciato un messaggio preciso in ambito militare: «Per la prima volta da nove anni, non ci sono americani che combattono in Iraq. Per la prima volta da due decenni, Osama bin Laden non è piu una minaccia per questo Paese. Molti dei massimi luogotenenti di al Qaida sono stati sconfitti. Il momento dei talebani è stato infranto, e una parte delle truppe in Afghanistan stanno tornando a casa».

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I (presunti) successi militari rivendicati da Obama servono anche a far accettare il nuovo piano per la difesa degli Stati Uniti, presentato in modo generico già due settimane fa, ma di cui ancora non si conoscono i particolari. La cosa certa è che gli Stati Uniti dovranno ridurre di 450 miliardi di dollari le spese militari entro i prossimi dieci anni (l’8% delle spese del Pentagono), pur mantenendo costante l’impegno “per un Paese sicuro”, come ha tenuto a precisare il presidente.

Il Segretario alla Difesa, Leon E. Panetta, ha più volte sottolineato che sarà necessario tagliare sia sulle armi che sul personale. Il Pentagono non riesce più a far fronte agli stipendi erogati ai troppi impiegati, sia militari che civili. Per non parlare di soldati e marines, arruolati in massa dopo le guerre in Iraq e Afghanistan, ora in esubero. L’esercito conta al momento quasi 1.200.000 uomini tra effettivi (United States Army, 539.675 soldati), Guardia Nazionale (Army National Guard, 360.351 uomini) e contractors, (ovvero i mercenari, 197.024 uomini assoldati dopo lo scoppio delle guerre in Medio Oriente). Gli stipendi di queste unità ammontano, complessivamente, a 181 miliardi di dollari, (quasi un terzo del budget annuale a disposizione del Pentagono) così ripartiti: 107 miliardi in stipendi e provvigioni, 50 miliardi per assicurazioni sulla salute e 24 miliardi per le pensioni.

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E mentre in Italia la campagna per impedire che la Difesa acquisti 131 caccia bombardieri Joint Strike Fighter F-35 va avanti con sempre maggiore seguito ([url”leggi qui”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=6526&typeb=0&Caccia-dei-pacifisti-all-F-35-[/url]), negli Stati Uniti Panetta sta pensando di sostituire i tanto dibattuti cacciabombardieri F-35 con i quasi omologhi F-16 e F-18s, che farebbero risparmiare alle casse di Stato americane 48 miliardi di dollari.

Stesso discorso vale per i cacciabombardieri Stealth da 38 miliardi o per i velivoli V-22 Osprey, dal valore di 6 miliardi. Cifre che erano state individuate già un anno fa dall’ex segretario alla Difesa, Robert Gates, da sempre contrario all’acquisto degli F-35.

L’austerity americana tocca anche il programma nucleare, il fiore all’occhiello della potenza militare americana. Prima ipotesi: eliminare le armi nucleari dai cacciabombardieri, lasciandole solo sui mezzi di terra e d’acqua, con un risparmio previsto di 39 miliardi di dollari; oppure, abbandonare definitivamente il programma Meads (Medium Extended Air Defense System), sistema di difesa missilistica aerea sviluppato dagli Stati Uniti con Germania e Italia, e il PTSS (Precision Tracking Space System), costellazione di satelliti spia che servono a individuare la posizione dei missili balistici nemici. Giocattoli tecnologici che, se eliminati, porterebbero un risparmio di 43 miliardi di dollari.

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