Finalmente la Consulta riconosce i diritti delle famiglie arcobaleno: tutelati i figli di due mamme o due papà

In caso di procreazione assistita realizzata all’estero, nell’ambito di una coppia omogenitoriale, anche la madre intenzionale (non biologica) ha il diritto di riconoscere il figlio come proprio fin dalla nascita.

Finalmente la Consulta riconosce i diritti delle famiglie arcobaleno: tutelati i figli di due mamme o due papà
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Giovanna Musilli Modifica articolo

24 Maggio 2025 - 16.50


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In caso di procreazione assistita realizzata all’estero, nell’ambito di una coppia omogenitoriale, anche la madre intenzionale (non biologica) ha il diritto di riconoscere il figlio come proprio fin dalla nascita. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, dichiarando che non riconoscere automaticamente il diritto del genitore non biologico di un bimbo concepito all’estero tramite PMA è in contrasto con vari articoli della Costituzione. Nello specifico, con il numero 2 sui diritti inviolabili (in quanto lede il diritto del neonato ad avere subito un’identità giuridica certa), con il 3, relativo al principio di eguaglianza (perché si determina una categoria di bambini “di serie B”), e con il 30, che sancisce il diritto dei nuovi nati a essere mantenuti, educati e istruiti da entrambi i genitori. 

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Questo diritto non è garantito né dalla legge sulla PMA del 2004, né dalla legge Cirinnà sulle Unioni Civili del 2016. La Corte costituzionale ha quindi colmato un vuoto normativo lasciato dalla politica. Ecco perché conviene tenerci strette la divisione e la reciproca limitazione dei poteri dello Stato: solo dove c’è pluralismo di centri di potere, i diritti di tutti vengono tutelati.

Già lo scorso aprile, la Corte di Cassazione aveva respinto il ricorso del Viminale contro la decisione della Corte d’Appello di Roma che nel febbraio 2024 aveva ripristinato la dicitura “genitore 1” e “genitore 2” al posto di “padre” e “madre” nei documenti del figlio di due mamme. Il provvedimento che aveva ispirato il ricorso di Matteo Piantedosi è un decreto emanato durante il governo Conte 1 e voluto dall’allora ministro degli Interni Matteo Salvini che, in barba al parere del Garante della Privacy, aveva imposto l’uso esclusivo delle espressioni “madre” e “padre”. Anche in questo caso le motivazioni della sentenza riguardano l’aspetto discriminatorio nei confronti del minore.

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Insomma, in un paio di mesi, due istituzioni terze rispetto alla politica, la Corte di Cassazione e la Corte Costituzionale, si sono schierate dalla parte dei bambini contro le mistificazioni ideologiche di una destra retrograda e ipocrita. In effetti, è davvero sconcertante il cinismo con cui Fratelli d’Italia e Lega vorrebbero violare i diritti dei minori, in nome della spasmodica ricerca dei voti delle lobby anti-gender, pro-life, e antiabortiste. 

Le famiglie arcobaleno esistono e reclamano i loro diritti, la politica li nega in virtù di un sistema valoriale intollerante e violento, ma intervengono le istituzioni di controllo democratico a garantirli. Per fortuna, a volte, la realtà procede più speditamente dei sistemi culturali. 

La domanda da porre a chi pretende di prescrivere agli altri un unico modello di famiglia – colpevolizzando chi ne desideri o ne abbia uno diverso, come se ci fossero amori più morali di altri – è questa: in cosa sono diversi i bambini figli di due mamme o di due papà rispetto ai figli di una mamma e un papà? Sono forse bambini meno meritevoli di essere tutelati dalla legge? Risulta davvero incomprensibile come si possa fare propaganda sulla pelle dei più piccoli, cui si vorrebbe togliere la tutela legale di avere due genitori invece che uno, con tutto ciò che questo comporta (dall’obbligo di mantenimento, all’eredità, fino al legame giuridico con il nucleo familiare del secondo genitore). Quello che Giorgia Meloni, Matteo Salvini, e tutti i Vannacci al loro seguito non capiscono è che l’alternativa per questi bimbi non è avere una madre e un padre – ammesso e (decisamente) non concesso che sia “meglio” da qualsiasi punto di vista – ma avere un solo tutore legale invece che due. 

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Ciò detto, non si capisce come sia possibile che, in uno stato costituzionalmente laico come l’talia, la classe politica si arroghi il diritto e l’autorità di decidere quali scelte sentimentali siano buone e quali no (per gli altri, s’intende). Insomma, è paradossale che, mentre sul piano socio-economico dominano il più selvaggio turbo-liberismo e la più assoluta deregolamentazione del mercato del lavoro, i governanti si ritengano legittimati a fornire direttive morali e comportamentali ai cittadini. 

D’altronde, l’aspirazione a regolare dall’alto la morale individuale e la vita privata è uno dei mezzi principali di controllo sociale: ce lo hanno insegnato prima la Chiesa Cattolica, poi George Orwell.

Eppure, ormai, dovrebbe essere chiaro a tutti che c’è famiglia dove ci si vuole bene. E basta. 

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